venerdì 29 giugno 2012

La voce dello storyteller

Il fatto pubblico: "In writing, the connection between storyteller and audience is just as important. By using some subtle devices, a narrator can reach out to the reader and say, “We’re in this together.”

Nella scrittura, il legame tra chi racconta e il suo pubblico è decisamente importante. Attraverso tanti piccoli accorgimenti sottili il narratore può raggiungere il lettore e dire "Stiamo siamo qui, insieme". "Qui", cioè nella stessa faccenda, la comprensione del testo

E' l’ottava puntata, dedicata alla voce, di Draft, la serie sulla scrittura curata da Constance Hale sul sito del New York Times. La scopro sul blog del Mestiere di Scrivere di Luisa Carrada e ne sono contenta.

Jason Arias per Draft, The Voice of the Storyteller
Il fatto privato: Uno degli accorgimenti per iniziare a raccontare la storia, e quello da cui dipenderà tutto il resto, è la scelta del punto di vista, cioè della voce narrante.

La scelta della voce narrante dipende dall'idea narrativa: non la trama, il tempo della narrazione, i personaggi o il finale ma la fotografia dell'istante in cui può partire la narrazione e la necessità di affidarla a un narratore onnisciente che userà la terza persona singola oppure inizierà un rapporto più informale col lettore usando la seconda persona singolare, starà insieme a lui nella storia con la prima persona plurale...

Sono tante le possibilità che esprimono distacco, coinvolgimento, presa per mano, scoperta reciproca, insegnamento: "We’re in this together", comunque. Il lettore imparerà a riconoscere la voce che racconta la storia e finalmente a lasciarsi andare, fidarsi, stare insieme, che sono anche i motivi di ogni narrazione.

lunedì 25 giugno 2012

Quando l'informazione va a teatro

Il fatto pubblico: Come si fa a far durare di più la cronaca? Come si può attualizzare la letteratura? A cosa serve il teatro? La risposta viene dai progetti che cercano di superare la quarta parete, coinvolgono lo spettator e ne svegliano la coscienza, rendono i fatti perfino eterni. Come Con_Testo, “contest” di scrittura teatrale in tempo reale andato in scena al Teatro Filodrammatici di Milano l'11 giugno scorso, ideato da Bruno Fornasari con Tommaso Amodio. Esempio di teatro-giornale.

Il fatto privato: Circa 10 anni fa seguivo con emozione e ammirazione le puntate di Teatrogiornale, format di Roberto Cavosi, che Radio3 mandava in onda la sera, dopo che nella mattina si erano letti i giornali, scelto la notizia su cui scrivere la sceneggiatura, chiamato gli attori e ascoltato le musiche. Dalle 20.00 alle 20.15 si andava in onda e a me sembrava di stare dentro la notizia più di quelle che dava il tg alla stessa ora. Mi sembrava anche di capirle meglio proprio perché erano spesso decontestualizzate, destrutturate, inserite in una cornice narrativa più ampia.

Ho scoperto da poco che il teatro-giornale è una delle tecniche del teatro dell'oppresso, un metodo che usa il teatro come mezzo per riflettere e provocare cambiamenti nella realtà circostante e in se stessi. Continuo a emozionarmi per le possibilità che la stessa realtà offre, quando viene portata in scena e rivissuta in modo creativo. Mi piace la fiction-non fiction, un po' come Parole in cuffia audio dramma/docu fiction;-)

sabato 23 giugno 2012

La responsabilità delle donne

"Mi prendono in giro perché all'università non mi sono fatta le canne".
"Non risponde più alle email da quando le ho chiesto un colloquio, un incontro".
"Mi guarda male perché sono amica di Massimo e con lui parlo di musica, mare e cucina".
"Canta e ride se sbaglio un Excel, dice che la laurea non serve e dice anche un sacco di parolacce".
"Convoca le riunioni alle 9.30 di sera e qualcuno resta".
"Copia i miei pezzi e ci mette la firma, la sua".
"Dice che la vita è una".

Chi sono queste donne al lavoro che intossicano la vita di chi gli sta vicino?
Questa settimana altre donne e anche uomini mi hanno raccontato un po' di fatti e condizioni spiacevoli vissuti dentro stanze trasparenti, solo quelle, davanti a postazioni multimediali, dietro un bancone di bar, lungo corridoi in cui si fanno le vasche invece di rimanere piantati in attesa.

Non sono problemi di lavoro, ma faccende che riguardano il rispetto della persona. Quasi mai vengono prese di petto e ci si industria sempre nel trovare la strada più diplomatica per mettere fine al supplizio, evitare lo scontro, mantenere il posto, essere accettata dal gruppo, dribblare il mal di pancia, riuscire ad avere relazioni forti dentro e fuori l'ambiente di lavoro... Energie comunque eccessive e sprecate.

Penso sia anche per questo che proprio le donne rinunciano, ancora, a raggiungere posizioni di vertice nei vari posti di lavoro, e non si pensi solo all'azienda: troppe fatiche da sopportare a fronte di incerti successi riconosciuti. E la responsabilità, almeno nei casi rappresentati sopra dalle assurde parole raccolte, tutte vere, è delle stesse donne. Non di quelle che vorrebbero salire, ma di quelle che per invidia, gelosia, insicurezza e ignoranza le lasciano giù, riconoscendo loro però, in questa strategia che invece è una tattica perché gioca in difesa, merito e bravura e peccando quindi di stupidità.


... avete notato il richiamo calcistico, qua e là? Sto seguendo il campionato europeo..;-)




venerdì 22 giugno 2012

A voce alta fa bene

Il fatto pubblico: A voce alta è il modo con cui preferisco fare editing sui testi che ricevo al lavoro. A voce alta è il nome di un'associazione che promuove i libro e il piacere della lettura, è il secondo titolo del film The reader, è una fiction Rai ispirata alla storia di un operaio e sindacalista di cantieri navali siciliani che lotta contro le infiltrazioni mafiose nei cantieri... E' il modo con cui si raccontano le favole e si comincia a sognare e costruire la realtà, che è la stessa cosa.

Il fatto privato: "I neurofisiologi dicono che cantare a voce molto alta spazza via i rifiuti metabolici dal nostro cervello. Per me, cantare a voce alta può aiutarci a liberare la nostra anima dalla tendenza a ignorare gli impulsi più profondi. Te lo dico, Pesci, perché secondo gli attuali presagi astrali faresti bene a cantare a voce molto alta. Eliminare tutta la sporcizia e i detriti dal cervello sarà un toccasana per la tua igiene mentale. E alla tua anima farebbe bene una spinta per inseguire i sogni più importanti". Questo è l'oroscopo di Internazionale per me, Pesci. E non aggiungo altro;-)

giovedì 21 giugno 2012

Tutti a scuola con la maturità

Il fatto pubblico: L'Italia si risveglia unita non solo per gli Europei di calcio ma anche in occasione dell'uscita delle tracce della maturità. Il tema interessa e se ne discute, e questo fa piacere. In genere la discussione vira sempre su "quando l'ho fatta io... non ricordo la traccia ma è stata un incubo che faccio ancora la notte". Perché?

La prova del primo giorno, quella d'italiano, è la più attesa, forse la meno temuta, certamente quella che appare più democratica perché vale per tutti i tipi di scuola. Il rischio banalità a fronte dell'analisi del testo o di temi che prendono spunto da riflessioni di grandi del pensiero è forte. Riporto le critiche e i commenti sul "tema di ordine storico" a partire da un testo di Hannah Arendt sullo sterminio degli ebrei e quelle sull'analisi del testo di Montale su Ammazzare il tempo, brano tratto da Auto da fè. Cronache in due tempi.


Il fatto privato: David Bidussa, storico sociale delle idee, afferma: "Quello che servirebbe è dare spunti di riflessione reali, che stimolino il pensiero degli studenti"... " Una frase dei Peanuts andrebbe bene: costringe a superare anche l’idea del contesto, considerato minore, del fumetto".

Aggiungo io, anche i Simpson, i personaggi di certi videogiochi o serial tv o ancora Hannah Arendt o Montale, ma non così, non con le domande dell'analisi del testo che sono vecchie e si riferiscono alla scuola e al pensiero dei genitori e non a quello degli studenti. I maestri del passato si studiano, si approfondiscono e si mettono in relazione con la banale grandiosità della vita di ogni giorno di tutti noi: chiediamo agli studenti di raccontarci di loro attraverso il pensiero di altri. A questo servono la storia e la scuola, a rimetterci tutti sulla stessa barca, prima o poi.

... Io avrei scelto la redazione di un saggio breve o di un articolo di giornale, ambito artistico-letterario, argomento: il labirinto. Oppure, in ambito storico, Bene comune e bene individuale prendendo spunto da scritti di San Tommaso d'Aquino (La somma teologica), Jean-Jacques Rousseau (Del contratto sociale), Luigi Einaudi (Lezioni di politica sociale) e Giuseppe De Rita. Anche lì, la tentazione di uscire fuori tema sarebbe stata comunque forte.

martedì 19 giugno 2012

Prima di fare un'intervista...

Il fatto pubblico: "Check your gear bag. Got everything? Recorder. Mic. Extra batteries (that you’ve tested). Mic cable (ideally more than one since they’re “the weakest link”). Headphones. A fully charged cell phone. Notebook and pens". E' il secondo punto dei consigli di Rob Rosenthal in Before The First Question, ossia prima di partire con le domande e realizzare un'intervista audio. Forse non è il più importante, sicuramente per me che sono scordarella è un punto prezioso.
E la lista continua in modo preciso, dando attenzione a ogni elemento del contesto, quello del luogo in cui si svolge l'intervista (da evitare la cucina: troppi elettrodomestici rumorosi), quello dell'empatia da creare con l'intervistato ben prima di fare rec.

Il fatto privato: Leggo l'interessante lista (io che non le sopporto) su Transom.org, il sito che vuole proporre alle radio pubbliche quello che il web più leggero riesce a produrre, ospitare e condividere: casi, consigli e tante storie da ascoltare;-)
Oggi che faccio meno interviste di un tempo e mi dispiaccio per questo, ritrovo con piacere trucchetti che conoscevo e scopro errori che facevo: come fare per guardare in faccia la persona e proteggersi dal sole? Il cappello da baseball, ovvio, non gli occhiali da sole!
Oggi mi andrebbe proprio di fare idle chitchat, le chiacchiere più superficiali che portano alla verità, mettono a proprio agio, permettono di definire i livelli del suono registrato, creano empatia e intanto la storia da raccontare è già iniziata.

sabato 16 giugno 2012

Mobilità immobile

Non vi sembra un paradosso? Scarichiamo app per divertirci, pagare, essere informati in mobilità, usiamo Twitter per segnalare cosa ci succede in diretta ad amici e famiglia, scattiamo foto senza permessi in metropolitana e registriamo per la strada... Eppure, allo stesso tempo, questo è il tempo in cui ci muoviamo di meno, in cui il piede rimane fermo, in cui ci pensa qualcun altro, proprio il web, a portarci dentro il palmo di mano facce, voci, storie.

Non dovremmo restituire qualcosa di questo rapporto sbilanciato a nostro favore? Come accade talvolta all'amicizia, quando uno dà e l'altro riceve senza ridare, credendo troppo alla parola "gratuità" per poi accorgersi che entrambi hanno sviluppato una forma di dipendenza che blocca e non fa più crescere. Potremmo muoverci finalmente verso chi ci chiama solo su Skype, potremmo anche conoscere davvero  chi racconta la storia più difficile della sua vita. Un'app potrebbe cambiare la vita di una persona e... Ognuno si senta libero di scegliere se e quando fare, stare, disconnettersi e ritrovare pezzi di sé, dirlo al mondo. Semplicemente vivere.

... E poi mobile in italiano è anche l'armadio antico di mia nonna, che nessuno ha più spostato dal 1951.








giovedì 14 giugno 2012

Il calcio in audio

Il fatto pubblico: E' finita in pareggio la partita Italia-Croazia che si è giocata oggi alle 18.00 (non badate all'ora del post, sempre diversa da quella effettiva di pubblicazione, almeno finché non riesco a sistemare l'orologio in modo definitivo;-) Gli Europei sono stati commentati male e superficialmente dalla Rai, secondo Aldo Grasso, a cui do ragione. Ecco, se fossi più appassionata di calcio e se studiassi oggi le scienze della comunicazione all'università, preparerei una tesi di laurea multimediale sul racconto dei radio e telecronisti sportivi dal '54 a oggi, forse analizzando solo i Mondiali di calcio, chissà.

Il fatto privato: L'idea della tesi di laurea, quindi di un tempo dedicato a un solo progetto importante e d'autore (v. Umberto Eco in Come si fa una tesi di laurea) mi viene dal blog di Giovanna Cosenza, Disambiguando, che propone spunti e idee di tesi ai suoi studenti di semiotica all'Università di Bologna. L'idea dell'audio viene invece da qui, dalla storica telecronaca di Nando Martellini l'11 luglio 1982, finale Italia-Germania;-)

lunedì 11 giugno 2012

Il senso di stare e non perdere tempo

Il fatto pubblico: Sul Corriere della Sera di oggi un'interessante riflessione sul tempo perso dietro, attorno, sopra o sotto tante cose che non fanno sentire soli ma che, guarda un po', tolgono tanto tempo e sana solitudine.
Peter Bregman, consulente strategico di vari ad ed esperto di leadership e di organizzazione aziendale, invita a stilare una lista delle "cose-da-non-fare" e anche una delle "cose da fare". "La lista delle cose-da-fare - scrive - è visionaria, selvaggia, creativa e produttiva: mi aiuta a fare le cose giuste. La lista delle cose-da-non-fare è responsabile, coscienziosa, protettiva, attenta e mi aiuta a evitare di trascorrere il mio tempo in attività sbagliate».

Il fatto privato: Ieri sera ho mandato una mail ad alcuni amici, la maggior parte dei quali non si conosce uno con l'altro o si è solo incontrato qualche volta, avendo me come link. L'oggetto era lo STARE, insieme. Non via mail, non per caso - gli incontri per caso sono comunque una benedizione - ma per il desiderio di cercarci e di non lasciarci fagocitare dal fare a tutti i costi, sempre, sempre connessi, sempre da qualche altra parte. STARE con se stessi, prima di tutto, concentrati in quello che si sta facendo: una partita a pallone o una riunione, il pranzo con la famiglia o sul divano da soli. Al pragmatismo dei maschi, le femmine si sono buttate di più, si sono scoperte di più. Nessuno ha risposto a tutti ma solo a me. E un amico oggi mi ha chiesto a voce: "Capisco il senso della mail e sono anche d'accordo, però mi chiedo... Perché? Perché è così necessario?" Risposta, "L'hai detto." P.S. Io sono contro le liste, per definizione;-)

sabato 9 giugno 2012

C'era una volta... Le fiabe dal vivo

Questa settimana è stata una fiaba: no, le cose non sono andate tutte bene e sì, ho detto proprio fiaba e non favola.
Ai tempi dell'università mi sono imbattuta nel saggio di Vladimir Propp Morfologia della fiaba che non ho mai letto con attenzione ma che oggi ho comprato nella mia libreria preferita, Il Mattone.
ll libro parte dall’assunto che tutte le fiabe presentano, al di là del luogo di origine e della cultura che le ha create, degli elementi comuni, cioè una stessa struttura fatta di azioni e funzioni dei personaggi che si muovono al loro interno. Affascinante, non sto a elencarle tutte, basta andare in rete e fare qualche ricerca semplice.

Insomma, in settimana ho incontrato i buoni e i cattivi, anche il falso eroe e l'aiutante magico, il personaggio che prediligo. Poi mi sono chiesta: "Perché non smetto di essere bambina?" La risposta è semplice: perché quell'attacco, quella promessa di storie e segreti e avventure, quella tensione verso il lieto fine mi incastra ogni volta. Io di fronte al "C'era una volta..." perdo la testa e la realtà assume altre forme.

"Es war einmal ein Mann...", c'era una volta un uomo che... aveva tre figlie e faceva il mugnaio, era rimasto vedevo e... avevano fatto un sortilegio alla figlia in culla e... A scuola ho imparato il tedesco così, ripetendo a voce alta e scrivendo saghe e favole della tradizione nordica, eppure già facevo il liceo. Non mi sembrava ridicolo come metodo, anzi geniale ed efficace. Qualche disco da piccola e poi le cassette a casa circolavano e io le ascoltavo tutte giocando col nastro. Era un ascolto isolato che ritrovo ora con l'mp3, mentre l'ascolto di gruppo, insieme per terra avveniva durante le vacanze in montagna con gli anziani del posto che raccontavano la guerra e i primi amori, il gioco delle carte e i misteri del paese, ognuno ha i propri.

"La fiaba è il nostro primo rumore affettivo. I suoi tratti cardine sono l’oralità e la corporeità. Per funzionare deve essere narrata e il narratore deve essere lì, presente e palpitante. Pronto a farsi da tramite delle emozioni, a enfatizzarle o smorzarle a seconda dello stato d’animo del piccino in ascolto. Che, prima ancora di intenderne le parole, ne percepisce il suono", scrive sul Corriere della Sera Giuseppina Manin nel pezzo a favore della tradizione orale tradizionale senza ipad o mp3.

Mi piace raccontare le fiabe quotidiane, a voce di persona e dentro reti e mezzi diversi. 

mercoledì 6 giugno 2012

Un libro è un fucile carico nella casa del tuo vicino

Il fatto pubblico: E' morto Ray Bradbury e ognuno lo ricorda come vuole, nei video che propone Linkiesta in cui lo scrittore ricorda che "la capacità di avere fantasia è la capacità di sopravvivere” e che lui è "uno scrittore di fiabe" o nelle parole che Luisa Carrada riprende sul suo sito Mestiere di Scrivere dal libretto Lo zen nell'arte della scrittura: ... "Se non siete contenti del modo in cui avete scritto finora, potete provare con il mio metodo.Se lo fate, penso che potrete facilmente trovare una nuova definizione per Lavoro. E la parola è AMORE".

Il fatto privato: Io lo ricordo come lo scrittore di uno dei miei libri-parlanti, quelli che di volta in volta e per diverso tempo stavano dentro la borsa, capaci di farmi compagnia, rassicurarmi, salvarmi la vita nei momenti di sconforto. Una volta letti e riletti non era necessario che li riprendessi in mano, le parole uscivano dalla borsa e mi si infilavano nelle orecchie per darmi la risposta giusta o il silenzio necessario quando succedeva qualcosa di storto al lavoro, per esempio.



"Non è che uno nasca libero e uguale, come dice la Costituzione, ma ognuno vien fatto uguale. Ogni essere umano a immagine e somiglianza di ogni altro; dopo di che tutti sono felici, perché non ci sono montagne che ci scoraggino con la loro altezza da superare, non montagne sullo sfondo delle quali si debba misurare la nostra statura! Ecco perché un libro è un fucile carico, nella casa del tuo vicino. Diamolo alle fiamme! Rendiamo inutile l'arma. Castriamo la mente dell'uomo. Chi sa chi potrebbe essere il bersaglio dell'uomo istruito?" (Fahrenheit 451)

domenica 3 giugno 2012

Trema la terra, cosa succede sotto terra

Il post di sabato non l'ho scritto perché ero qui, cioè al Bellaria Film Festival, in ascolto tutto il giorno. E oggi, tornata a casa, avrei messo anche qualche audio doc da ascoltare, link e foto, invece no. E' tornato il terremoto che non è mai andato via e le parole tornano indietro, anche quelle scritte. Resta solo l'empatia verso le cose e le persone a cui ti senti affine, quella che ti fa sentire il terremoto anche da lontano.

Però i vincitori del concorso Radiodoc al Festival di Bellaria ve li dico subito: Gianluca Stazi e Giuseppe Casu per l'audio documentario Antonina, che fa parte del più ampio progetto Tratti in miniera, un viaggio nel territorio della memoria dei minatori sardi. Bravi.