sabato 31 marzo 2012

... E se spegnessimo anche i suoni?

Il fatto pubblico: Oggi alle 20.30 il mondo ha spento le luci. Coinvolti 147 paesi, più di 5mila città - in Italia quasi 400 - quasi 2 miliardi di cittadini e migliaia di organizzazioni, comunità e imprese che attraverso un gesto simbolico, spegnere la luce, dimostrano di volersi impegnare concretamente per fermare i cambiamenti climatici e avviare un modello di vita più sostenibile. E' Earth Hour, l'Ora della terra, iniziativa promossa dal Wwf.

Il fatto privato: Se facessimo così anche col suono, contro l'inquinamento acustico? Un'ora per richiamare l'attenzione sulle nostre orecchie e il nostro cervello intasato dall'ansia dei cellulari sempre accesi, delle auto che strombazzano, degli elettrodomestici in funzione. Momenti di stacco, prove di sopravvivenza in altro modo, tentativi di risorgere dalle nostre esagerazioni quotidiane.

Solo coincidenze?

Io alle coincidenze non credo perché mi va di dire grazie all'imprevisto, al fuori programma, all'inciampo sul marciapiede di questi giorni.
Credo che l'incontro sia solo la manifestazione del desiderio che sento e della spinta che ricevo, un po' come la sensazione di slancio verso la libertà e anche la caduta quando si inizia ad andare in bicicletta.
Credo in questo non solo perché sono credente ma perché il caso mi dà fastidio, mi toglie responsabilità e non mi fa guardare oltre quello che accade.
Non è accaduto niente di speciale, in settimana.
Io e il libraio vicino casa abbiamo scoperto che abbiamo più di un amico o conoscente in comune. La collega che ama le lingue sta organizzando il viaggio in Germania nello stesso periodo e per gli stessi motivi che spingono me a fare lo stesso. Nel momento in cui chiedo scusa a un amico per essere stata invadente e saccente ricevo le sue stesse scuse. Qualcosa è accaduto: mi sono imbattuta in persone, situazioni, discorsi in cui mi sono ritrovata o ho ritrovato gli altri. Non "per caso" si srotola il filo nel labirinto e tu trovi il bandolo della matassa, cioè il senso della tua storia.

giovedì 29 marzo 2012

Viaggio a Lisbona e spirito europeo

Il fatto pubblico: Lisbona rifiuta nuove misure di austerity e sfida la crisi. E' questo l'attacco dell'articolo di Fabrizio Goria su Linkiesta.it, che leggo sempre volentieri. "La banca centrale nazionale lusitana rivede al ribasso le stime di crescita per il 2012 e certifica che i fallimenti personali hanno superato di slancio quelli imprenditoriali". E a proposito di imprenditori, continua la discussione sul "Private sector involvement (Psi)", ossia il meccanismo di coinvolgimento da parte dei creditori privati nella ristrutturazione del debito.

Il fatto privato: Rispondo così al lettore "mdp" nel commento del post precedente che apprezzo e con cui concordo. Usciamo dal nostro particolare e facciamoci un viaggio in Portogallo, per esempio. Prossimamente tornerò a Lisbona e poi vorrei girare il paese in lungo (non posso dire in largo) per vedere in faccia non la crisi ma le persone, accendere il registratore e lasciar fare alle voci.

Domenica scorsa è morto Antonio Tabucchi. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano si è unito "al cordoglio della famiglia e del mondo della cultura per la perdita di uno scrittore civilmente impegnato, che con la sua attenzione alle tradizioni e alle vicende non soltanto del suo Paese, i suoi legami e il suo stile letterario ha saputo interpretare lo spirito europeo". Ecco, lo spirito europeo.

martedì 27 marzo 2012

Corrispondente del lavoro globale

Il fatto pubblico: In questi giorni in cui tutti i giornali parlano della riforma del lavoro e più spesso dell'articolo 18, mi sono imbattuta nella riflessione del giornalista del Financial Times John Lloyd a proposito di un tema che mi sta a cuore. Scrive Lloyd: "Abbiamo bisogno di un giornalismo del lavoro. Abbiamo bisogno di specialisti, che scriveranno su temi a livello mondiale, oltre che su quelli nazionali. Che vedano negli enormi spostamenti del lavoro di qualsiasi natura, uno dei grandi drammi del mondo, che richiedono di essere trasformati in narrative giornalistiche".


Il fatto privato: Sì, il tema mi sta a cuore e in questi giorni avrei voluto vedere in tv, accanto ai tecnici di governo, anche altri professori, sociologi per esempio, che potessero inquadrare le questioni del lavoro in contesti più ampi, capaci di mostrarci che il nostro particolare ha a che fare con un bene collettivo e condiviso. Magari saremmo perfino meno preoccupati del presente e del futuro. Ecco, come dice Lloyd, vorremmo corrispondenti del lavoro globale che mettano insieme i pezzi della stessa storia.

domenica 25 marzo 2012

A casa non si torna

ll fatto pubblico: Non aggiungo altro se non il titolo del web documentario A casa non si torna e il link per vedere e ascoltare il trailer della storia. Tutte le info sono raggiungibili dallo stesso link. E' un progetto nato in occasione dell'8 marzo festa della donna che racconta donne che svolgono lavori maschili, come Maria capocantiere, Simonetta camionista della nettezza urbana, Michela elettricista per il teatro e il cinema...

Il fatto privato: Mi sembra un buon modo per dare senso alla domenica, ascoltare le storie di altre donne che in un salotto discutono delle loro giornate al lavoro e in famiglia con Franca Rame, figura importante del progetto che dice: "I lavori faticosi, oggi come nel passato, sono considerati lavori preclusi alle donne.... ah.. ah.., ma cosa mi raccontate? Le donne li hanno sempre svolti questi lavori, ma senza nessuno che li riconoscesse". Io sorrido perché stamattina, rincuorata dal sole che si affacciava sul balcone, mi sono svegliata presto già in versione casalinga, già soddisfatta della pulizia di casa, del pranzo fatto, due lavatrici, in mezzo questo post, poi gli amici. Poi torno a casa. Poi mi accorgo che è tornata l'ora legale;-))

sabato 24 marzo 2012

Una questione di scelta

"Figlio di Laerte, divino Ulisse dalla mente accorta, è meglio che io parli chiaro e dica quello che penso, e quello che accadrà: così evitiamo di starcene a chiacchierare inutilmente. Che vantaggio c’è mai per chi combatte, sempre, senza tregua, contro qualsiasi nemico? Il destino è uguale, per il prode e per il vigliacco, uguale è l’onore, per il valoroso e per il vile, e muore ugualmente chi non fa nulla e chi si dà molto da fare: niente mi resta dopo aver tanto sofferto, rischiando in ogni momento la vita nel cuore della battaglia”.

"Ci impegniamo noi e non gli altri unicamente noi e non gli altri, né chi sta in alto né chi sta in basso, né chi crede né chi non crede. Ci impegniamo senza pretendere che altri s'impegnino, con noi o per suo conto, come noi o in altro modo. Ci impegniamo senza giudicare chi non s'impegna, senza accusare chi non s'impegna, senza condannare chi non s'impegna, senza disimpegnarci perché altri non s'impegna. Ci impegniamo perché non potremmo non impegnarci. C'è qualcuno o qualche cosa in noi, un istinto, una ragione, una vocazione, una grazia, più forte di noi stessi. [...] Ci impegniamo perché noi crediamo all'amore, la sola certezza che non teme confronti, la sola che basta per impegnarci perpetuamente (don Primo Mazzolari).

Ieri è uscito nelle sale il film The Lady, di Luc Besson, sulla storia del premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi. Famosa la sua frase "Usa la tua libertà per promuovere la nostra" e discussa e sofferta la scelta di stare col suo popolo e non con la sua famiglia.

Ecco, penso sia una questione di scelta, quella di superare la ragione di Achille e vivere consapevoli dell'orizzonte umano che proprio in quanto umani riusciamo a superare e a fare divino, non tutti, ne basta uno, non da soli.

martedì 20 marzo 2012

In azienda, questo è mio e questo è tuo

Il fatto pubblico: Negli Usa le aziende pubbliche come quelle private obbligano i candidati per una selezione di lavoro ad aprire le porte dei profili personali sui social network che frequentano chiedendo le password di accesso. Eppure negli Usa è vietato rivelare la propria password ad altri...

La solita ricerca anglosassone svela i trucchi per non farsi rubare le idee in ufficio, né dai colleghi né dal capo. In pratica si tratta di far circolare prima le proprie idee, facendo sì che tutti sappiano chi ne è il padre, e la madre. Se poi è troppo tardi, affrontare con calma il ladro senza fare scenate.

Il fatto privato: Pare di capire che se vuoi il posto devi cedere password d'accesso a chissà quali segreti personali, se il posto vuoi mantenerlo in cambio devi dare idee e non avere segreti.
Insomma, falli entrare nei social network e magari usa i social network per mostrare a tutti che quell'idea è venuta a te. Domanda: se li faccio entrare col mio profilo nei social network che uso chi mi dice che non mi rubino le mie idee spacciandole come proprie?!

domenica 18 marzo 2012

Parole in cuffia al Teatro 7 di Roma il 19 marzo (domani)

Il fatto pubblico: Domani sera alle 21.00 il Teatro 7 di Roma ospita l'ascolto collettivo di Parole in cuffia, l'audio dramma che ho scritto e diretto e per l'occasione anche "messo in scena". Solo poche forme di "aiuto" per un pubblico chiamato più ad ascoltare che a vedere, a gustare una storia di lavoro fatta di cuffie, legno, musica, parole e tanto altro. Per questo motivo ci saranno le luci, ma soprattutto il buio, ci saranno oggetti in scena ma soprattutto dentro la nostra testa, ci saranno le voci e la musica e anche i silenzi. Ci saranno anche gli attori;-)

Il fatto privato: Negli ultimi giorni ho discusso di luci e ombre con le persone del teatro: idee diverse su cos'è lo spettacolo, qual è il ruolo del teatro e anche quello del pubblico. Io rivendico la libertà dello spettatore di chiudere gli occhi e affidarsi al suono, questo è lo scopo della serata e dell'intero progetto. Questo è quello che "vedrete". Vi aspetto.
Per prenotazioni, il numero del Teatro 7 è: 06.442.36.382. Il teatro è vicino alla fermata Metro B Policlinico.

sabato 17 marzo 2012

Da piccola volevo un cane

Da piccola volevo un cane, e da grande pure. Andavo in cerca dei randagi e loro sceglievano me, c'erano un'intesa particolare, direi pure un riconoscimento che andava oltre il fatto che loro camminassero a quattro zampe e io da poco sperimentavo le due. Con un cane ho giocato a nascondino, con un altro mi davo appuntamento in spiaggia per portargli da bere dal mio secchiello rosso, a un pastore maremmano ho consumato il pelo tanto l'ho accarezzato. Erano cani di estranei o di nessuno, io li vedevo loro mi annusavano, ci stavamo simpatici, ci sentivamo uguali. E stranamente non riesco a ricordare neanche un episodio del passato in cui mia madre, da sempre terrorizzata del mondo animale, abbia cercato di fermarmi dall'avvicinarmi ai miei amici pelosi: è un suo merito e un mio merito, quello di essere andata oltre le proprie paure e quelle dell'altro.
Da un po' di tempo qualcuno mi ripete, "perché non ti prendi un cane? Il cane è fedele, saresti la persona più importante per lui, ti farebbe le feste quando torni a casa, il cane ti aspetta sempre". Il desiderio che ha accompagnato la mia infanzia e adolescenza nel tempo è sfumato e mi chiedo se sia sfumato quello più grande di prendersi cura degli altri e passare del tempo gratuitamente con loro, sarebbe un grosso guaio. Di solito mi arrabbio se penso che la domanda abbia a che fare con questioni sentimentali non risolte. Oggi forse ho la risposta. Il cane non lo prendo finché non mi passa dalla testa la questione dell'ingombro, del tempo scandito da mille orologi, dalla vita di città, dal preferire i giganti ai piccoli cani da salotto. Finché non ridivento anche io un po' cane, pare assurdo? Capace di stare e di gioire senza volere la ricompensa. Il cane non si prende, si trova, un po' come tutte le faccende legate all'amore, no?

martedì 13 marzo 2012

Booktrailer, libro per immagini. E se fosse solo audio?

Il fatto pubblico: Scopro che il sito Tropico del Libro ha da poco inaugurato una nuova sezione, tutta dedicata ai booktrailer, cioè alle micronarrazioni per immagini e suoni del contenuto di un libro, spesso la sua anticipazione e per questo un'interessante forma di promozione editoriale.
Scopro quindi che la prima casa editrice in Italia a far realizzare un booktrailer è stata la Marsilio col romanzo Baciami Giuda di Will Christopher Baer e la piccola Orecchio Acerbo, specializzata in libri illustrati, tra quelle che l'hanno realizzato da sé. Ci sono poi corsi da seguire, concorsi a cui partecipare e perfino un Oscar da vincere. Ci sono riflessioni interessanti da condividere.

Il fatto privato: Un booktrailer non è solo un video, neanche solo virale, così si spera lo diventi. Bisogna leggere la storia, certo, entrare nel contenuto del libro e anche nello spirito e nelle intenzioni della casa editrice. La catena di lavoro e i lavori da svolgere sono questi: soggetto, sceneggiatura, riprese e regia, musiche e post-produzione. Mi piacerebbe cimentarmi con questo tipo di produzione, per due motivi: lavorare di sintesi e di creatività, lavorare a una parte che è parte di un tutto, iniziare da sola nel momento della lettura e scrittura e continuare a vedere come va a finire...  E se il trailer fosse solo audio;-)?

sabato 10 marzo 2012

Fiori

Questa settimana sono stata senza parole. Non direbbero questo a casa, gli amici e i colleghi, io che parlo sempre, anche quando mangio, anche quando dico agli altri che non si parla col boccone in bocca. Io non posso fare a meno di parlare. Eppure questa settimana qui sul blog sono stata zitta. Non c'è un motivo né una scusa particolare, troppe scritture di lavoro, troppi viaggi in macchina, troppi pensieri ingarbugliati che solo il profumo dei fiori ha per un attimo risolto e lasciato andare. Eh sì, perché questa settimana ho visto donare e ricevere fiori, non solo per l'8 marzo, e spesso da donna a donna, fra amiche e fra colleghe, coinvolgendo i maschietti impacciati, indaffarati, imbarazzati solo a sfiorare la margherita mentre fra sé e sé recitavano il mantra "m'ama, non ama?" Il dubbio è superato, lei si chiede piuttosto "esco adesso e ritiro il pargolo o faccio gli straordinari e mando Alberto?" "Stiro di venerdì o rimando a domenica"? "Ballo per scaricarmi o mi scarico ballando, mi tengo il mal di schiena o scelgo i massaggi con lo stipite della porta?" Insomma, le questioni che ci stanno a cuore sono più banali, non semplici ma complicatissime: un fiore non può risolverle, per questo ce lo regaliamo fra noi, ma basterebbe un gesto che abbia la sua delicatezza e il suo profumo per sciogliere i dubbi, riconciliarci col mondo, ricominciare a parlare o tacere, se è il caso.

domenica 4 marzo 2012

Canzoni per dirci buongiorno

Il fatto pubblico: Di tutte le definizioni che si possono dare, mi piace che tumblr sia un nuovo standard editoriale su internet. Un miniblog, una contrazione ulteriore per scrivere due righe, postare soprattutto foto, condividere link. Sono, o appaiono, più immediati dei blog a cui siamo abituati. Sono stati inventati da David Karp, fondatore di Tumblr azienda, appunto.

Il fatto privato: Ho scoperto da poco i tumblrs e da pochissimo un tumblr dedicato alle canzoni per dirci buongiorno. Grazie a Lorenzo Grandi e alle sue Early Morning Songs, oggi iniziamo la giornata così.



sabato 3 marzo 2012

"Era la casa dei rumori e degli odori"

Il libro di Carlo Verdone La casa sopra i portici mi fa riflettere sulle case, questa settimana.
"Era la casa dei rumori e degli odori. Ogni ambiente aveva un suono che la caratterizzava", scrive Verdone.

I suoni di casa mia, più piccola e meno antica di quella del regista, non sceglievano una stanza piuttosto che un'altra, correvano tutti in tutte le direzioni. Partivano dalla cucina dove mia madre alle 8.00 in punto di sera annunciava "E' pronto!" e arrivavano al soggiorno, dove per un periodo io e mia sorella ci esercitavamo coi pattini a rotelle. Il suono che usciva dal pavimento di marmo era più pulito di quello su strada, io lo preferivo ma nostra madre no. Poi c'era la tromba di mio padre, che a un certo punto ha smesso di provare così come noi abbiamo rinunciato ai pattini, alla chitarra in cameretta, alla feste di Carnevale. Mia madre ha cambiato la cucina e il pavimento del soggiorno: poco alla volta i suoni, prima delle persone, sono usciti da casa.
Vincent van Gogh, Stanza da letto ad Arles
La mia amica S. in questa settimana ha cambiato colore alle pareti della stanza da letto che è diventata blu. Il figlio piccolo le ha detto: "Che bello, mamma, vivere in questa casa!"






Il mio amico S. sta pensando di cambiare casa. Forse non lo farà mai, forse il desiderio di avere un giardino, un posto più tranquillo e tanto spazio si realizzerà in poco tempo.
Io ho capito che i cambiamenti mi lasciano sempre un po' sgomenta: la paura che la casa si trasformi, che perda i suoi odori al sugo di salvia e di dopobarba la mattina mi accompagna da tempo. Perché in quella casa c'è un pezzetto di chi ci ha vissuto una vita o solo un pomeriggio importante. C'è magari un solo suono da portare via o un'intera colonna sonora. E se cambia anche un solo suono io chiedo perché.

giovedì 1 marzo 2012

Bach dà fastidio ai delinquenti. In metropolitana

Il fatto pubblico: In un ambiente comune, a un'ora inappropriata, percepiamo la bellezza? Per rispondere a questa domanda qualche tempo fa il Washington Post aveva fatto suonare in incognito Bach al violinista Joshua Bell in una stazione della metropolitana di Washington DC. Nessuno dei passanti frettolosi sembrava averci fatto caso.
Oggi forse dobbiamo ricrederci e ridare speranza a Bach, oltreché a Bell. Dopo Londra nel 2003, da circa due settimane alla fermata di Lake Street, nel centro di Minneapolis, negli Usa, si sentono note di musica classica. Il progetto, qui come a Londra, mira a ridurre la criminalità. La sperimentazione londinese, del resto, prova che le azioni criminali nelle stazioni metro che diffondevano musica classica erano scese del 33% ed erano diminuiti anche gli attacchi ai dipendenti della Transport for London. Come mai?

Il fatto privato: I fatti parlano chiaro. Le ipotesi sono anche la maggiore tranquillità e sicurezza in se stessi che la musica classica provoca nei passeggeri della metropolitana, che non appaiono vittime ma persone sicure di sé. Stiamo esagerando? Mettiamo alla prova Bach, e Mozart e Chopin e tutti gli altri anche da noi? Iniziamo dalle stazioni metro periferiche, per cortesia? Li possiamo ascoltare di notte e non solo di giorno? ... Magari insieme al personale della metro? Grazie.