lunedì 2 novembre 2015

Il rumorista alla prese con la realtà

Se fossi un regista riprenderei il suono della fede al dito della donna mentre parla col ragazzo e si tocca i capelli. Che suono fanno i capelli, sono più o meno forti dell’anello che batte sul sostegno di metallo dentro il vagone della metropolitana? E’ l’inizio o la fine di una storia possibile? E’ una traccia di vita quotidiana che potrebbe essere registrata e poi riscritta. Potrebbe anche essere il lavoro d’artista di quello che in inglese si chiama foley artist, appunto, cioè il rumorista.

The foley artist è anche il titolo di un bellissimo cortometraggio diretto da Oliver Holms che racconta il lavoro di un progettista del suono per creare i suoni di un film, dal clic di una sveglia a quello dei passi sul pavimento di legno fino al colpo di scena finale. Mentre la ragazza protagonista del film inizia la sua giornata, il rumorista è già all’opera per accompagnarla coi suoni che segneranno i diversi momenti di vita.

Per molto tempo ho pensato che i suoni di un film venissero registrati tutti e solamente in presa diretta, dipende. Dipende da come si costruiscono i diversi piani sonori, dipende da come evitare o inserire tutto l’ambiente in cui è immerso un dialogo, per esempio. Dipende da quale piano si vuole privilegiare.
Come in un’orchestra che suona e il cui effetto totale è più forte se viene registrata con tutti gli strumenti insieme e non per tracce separate di realtà. Ma se uno strumento non va a tempo, è scordato o altro, il rischio è rifare o saltare la scena, la registrazione, la parte. La realtà è un'atra cosa, ma poi cosa? La realtà non esiste.

Insomma, chissà se la metropolitana che fischia ha coperto i suoni dei ragazzi e un rumorista fuori scena è dovuto intervenire per scoprire che suono fanno i capelli che si toccano e quanto pesa un anello al dito.