giovedì 7 agosto 2014

Il tempo di lavoro... fuori ufficio

Passando da Facebook a Linkedin, dallo svago al professionale se vogliamo, leggo l'articolo Out of Office di Fabio Salvi, che lavora nelle risorse umane e che a quanto pare le considera davvero risorse, e soprattutto umane.

Mi spiego, il nocciolo della questione è ancora una volta il tempo di vita e il tempo di lavoro, per cui le aziende si rompono la testa per cercare una "conciliazione" che nell'articolo, negli esempi europei come Germania e Olanda e nella testa di molti, è già possibile non facendo dipendere la produttività dalle ore lavorate ma dai risultati raggiunti. "Ore lavorate", leggi ore trascorse in ufficio, ché non sempre la timbratura prima e dopo coincide col fare, né col pensare.

Insomma, si tratta di un investimento in responsabilità condivise, in partecipazione, in fiducia. Senza perdere il controllo dei tempi e delle attività ma al contrario con un maggiore tempo dedicato alla pianificazione e all'organizzazione del lavoro così come alla misurazione degli obiettivi. Forse sta qua il primo inghippo da superare, la tendenza a lasciare che tutto scorra come sempre è accaduto e chissene se il Pil non cresce, se poi ho l'ansia nel fine settimana o se leggo le mail di lavoro tutto il giorno o la notte che sia.

Il secondo inghippo è di tipo culturale ed è la difficoltà a superare un modello di lavoro basato solo sugli orari e un modello di vita in cui solo se si torna a casa stanchi e stropicciati si è stati produttivi e utili, a chi?

E' il tempo il bene più prezioso e noi continuiamo a maltrattarlo e quindi a farci del male. Abbiamo paura di essere presi per fannulloni, o rivoluzionari, o idealisti, ci vergogniamo anche solo di pensare ad altri riferimenti e stili di vita possibili, dentro o fuori ufficio. E ancora una volta perdiamo tempo.

Domani scriverò anche io "Out of Office", fuori ufficio, in vacanza.





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