sabato 10 novembre 2012

Il corpo della scrittura

"La prepotente Susetta in realtà è convinta di non saper fare niente. La sua autostima molto precaria crolla di fronte alla scrittura, paralizzandola perfino quando scrive sotto dettatura... La scrittura, intesa prima di tutto come grafia, ha a che vedere con l'immagine corporea dello scrivente. I ragazzi, non solo a Chance, aborrono le loro grafie perché sono sgraziate e informi proprio come loro si percepiscono.... E' un dato incontrovertibile che quando al ragazzo ciò che ha detto o scritto in modo informe viene restituito in una forma bella e ordinata, la sua reazione è di incredula meraviglia, quasi non si capacita che da lui sia uscita una cosa così pregiata: ne esce rafforzata la sua immagine di sé, insieme con il valore della scrittura".

Chi parla, anzi chi scrive, è Carla Melazzini, maestra di strada nei quartieri periferici di Napoli e autrice del libro Insegnare al principe di Danimarca, che sto leggendo in questi giorni.

L'immagine corporea dello scrivente mi viene restituita oggi che ho appena finito di partecipare - sono andata via prima, me ne scuso ancora ma non potevo fare altrimenti - al corso di Monica Dengo Il potenziale creativo della scrittura a mano, di cui segnalo il tweet #scriviamoamano. Ebbene sì, la mia compagna di banco oggi era l'amica Luisa Carrada, e il corso si è tenuto nello studio-laboratorio dell'altra mia amica Roberta Buzzacchino, che vuoi di più?

calligrafia di Monica Dengo
Non è stato facile ricominciare a impugnare con disinvoltura matita e pennarello, seguire la linea, chiudere gli occhi e lasciarsi trasportare dal tratto, con la mano destra e con la mano sinistra, respirare e badare solo alle forme, cioè all'immagine che veniva fuori.

Nonostante il pc io continuo a scrivere spesso a mano, testi non lunghi, lettere che se sono intime allora necessitano di una carta particolare, di spessore, di penne dal tratto che dipende dallo stato d'animo e dai pensieri che esprimo, però. Però non riuscirei più a scrivere un tema senza stancarmi molto. Voglio dire, oggi che facciamo tutto in velocità e con tempi affannati, non siamo più abituati alla stanchezza fisica, così come alla soddisfazione di aver svolto un lavoro fisico e alla bellezza di trovare restituiti in un oggetto, in bella copia, comprese cancellature e correzioni, il nostro sforzo e la nostra soddisfazione.

Per questo ho messo insieme le parole di Carla Melazzini (a cui ho rubato il titolo di questo post) e quelle di Monica Dengo, a cui va il mio grazie per la semplicità con cui porge le lettere a noi che al massimo facciamo caso a qualche lettering tipografico. Proprio le lettere, la "a", la "p", la "k"...


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