Chi parla, anzi chi scrive, è Carla Melazzini, maestra di strada nei quartieri periferici di Napoli e autrice del libro Insegnare al principe di Danimarca, che sto leggendo in questi giorni.
L'immagine corporea dello scrivente mi viene restituita oggi che ho appena finito di partecipare - sono andata via prima, me ne scuso ancora ma non potevo fare altrimenti - al corso di Monica Dengo Il potenziale creativo della scrittura a mano, di cui segnalo il tweet #scriviamoamano. Ebbene sì, la mia compagna di banco oggi era l'amica Luisa Carrada, e il corso si è tenuto nello studio-laboratorio dell'altra mia amica Roberta Buzzacchino, che vuoi di più?
calligrafia di Monica Dengo |
Nonostante il pc io continuo a scrivere spesso a mano, testi non lunghi, lettere che se sono intime allora necessitano di una carta particolare, di spessore, di penne dal tratto che dipende dallo stato d'animo e dai pensieri che esprimo, però. Però non riuscirei più a scrivere un tema senza stancarmi molto. Voglio dire, oggi che facciamo tutto in velocità e con tempi affannati, non siamo più abituati alla stanchezza fisica, così come alla soddisfazione di aver svolto un lavoro fisico e alla bellezza di trovare restituiti in un oggetto, in bella copia, comprese cancellature e correzioni, il nostro sforzo e la nostra soddisfazione.
Per questo ho messo insieme le parole di Carla Melazzini (a cui ho rubato il titolo di questo post) e quelle di Monica Dengo, a cui va il mio grazie per la semplicità con cui porge le lettere a noi che al massimo facciamo caso a qualche lettering tipografico. Proprio le lettere, la "a", la "p", la "k"...
Nessun commento:
Posta un commento