lunedì 30 aprile 2012

Il 1 maggio il giorno prima

Il giorno prima ci si prepara per il giorno dopo, come vogliono pensiero e tradizione. Succede dal parrucchiere prima della cerimonia, succede davanti al libro prima dell'esame, succede col fidanzato prima dell'appuntamento più importante. Succede, insomma.

Succede prima del primo giorno di scuola e di lavoro. Ma se la scuola continua a rimanere, in generale, un appuntamento obbligato e in qualche modo certo, lo stesso non si può dire del lavoro. E qui scatta il pensiero, visto che la tradizione finora è stata superata dalla realtà dei contratti a progetto e da qui in avanti lo sarà da maggiori flessibilità di vedute, di entrate e di uscite dal mondo del lavoro.

Il pensiero è quello del 34% degli italiani che vuole il posto fisso, magari pubblico, anche se non piace. "Perché in un mondo instabile, la flessibilità, se è priva di prospettive e di tutela, sconfina nella precarietà. Alimenta incertezza. Per questo il 55% degli italiani si accontenterebbe di un lavoro di qualsiasi tipo, ma stabile. Non importa che piaccia, a condizione che sia sicuro".

Ilvo Diamanti su la Repubblica di oggi parla del primo maggio, analizza i dati dell'Osservatorio su Capitale Sociale di Demos-Coop e riflette sul nostro Paese senza speranza nel futuro, il Paese dei penultimi.

A me vengono i brividi e mi viene in mente anche la canzone di Giorgio Gaber Io non mi sento italiano. Non tanto nel titolo quanto nella seconda parte del ritornello "... ma per fortuna o purtroppo lo sono".

Buon primo maggio, domani.



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