Copio e incollo parte della spiegazione del progetto editoriale Ledita.it - che invito a scoprire e a seguire - per parlare d'altro, cioè di dita, di mano, di artigiano.
Questa settimana mi sono imbattuta in diversi artigiani. Non però quelli con la bottega in cui lavorano il legno, impagliano sedie, restaurano mobili o fanno cravatte, quelli che la bottega in cui fanno meraviglie se la portano al massimo dentro un portatile o ancora sotto i polpastrelli che battono il tempo che hanno dentro.
S. è "digital strategist": per lui una mela non è solo un marchio (Apple), né solo un oggetto da favola (Biancaneve) né solo un pezzo che fa paura se qualcuno te la mette in testa (Guglielmo Tell). Con una mela in mano s'inventa un modo per condividere sul web natura e cultura.
Ho parlato anche con S. che è compositore multimediale e che ama la musica più di se stesso. Prova e riprova a mettere insieme un'immagine, i suoni, parole registrate per strada. Poi mi è venuta in mente mia nonna Amalia e i suoi piatti che mettevano insieme quello che c'era in cucina, senza ricette, senza assaggiare, sempre imperfetti, per questo sempre più gustosi.
Cosa li accomuna? La riservatezza, la concentrazione, la passione. Soprattutto, l'instancabile esercizio ripetuto che disciplina la loro creatività. L'esuberanza di mia nonna stava nelle lasagne e anche nell'abbacchio multistrato, quella di S. musicista nei multistrati sonori, quella di S. stratega digitale nelle idee che diventano clic. Come se il fare guidasse l'essere e per le mani passasse l'esperienza da condividere.
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