venerdì 10 febbraio 2012

Se i posti non sono tutti uguali

Il fatto pubblico: Riporto questa parte di articolo di Michele Fusco Cari italiani, vi piace essere moralisti, ma in questi 50 anni dov'eravate? pubblicato su Linkiesta.it
"Viene in mente, giusto per sorriderne un po’, quel memorabile episodio raccontato da Carlo Verdone e che riguardava papà Mario, grande professore universitario e critico cinematografico. Il giovane Carlo era alunno di Mario e a casa, la sera prima di un esame, si rivolse al padre chiedendogli quel filo di comprensione paterna che lo avrebbe portato a passare indenne lo scoglio familiare. «Pa’, mi raccomando, Bergman e Fellini», gli disse, fidando che l’indomani il sangue del suo sangue non lo avrebbe mai tradito. Infatti. «Mi parli di…» e lì, di fronte a un’aula gremita di studenti, il professor Verdone pronunciò il nome di un impronunciabile autore tedesco. Carlo cominciò a impallidire, salivazione azzerata, neppure una parola sull’argomento, praticamente scena muta. «Guardi, è meglio che torni a ottobre». «Papà, ma mi bocci?» «Mi dia del lei. Ora vada». Carlo si alzò e con lui tutti gli altri studenti, consapevoli che se aveva bocciato il figlio, il grande professor Verdone non avrebbe avuto pietà di nessuno". Il caso Fornero da un altro punto di vista.

Il fatto privato: Sono d'accordo con l'impostazione generale di Michele Fusco: dov'erano gli italiani (io giocavo con carta e casette, leggasi bambole) quando occupavano o facevano occupare ai loro figli qualche posto fisso, ostacolando pari opportunità per tutti, di fatto minando alla base la moralità di un sistema sociale che oggi traballa nell'equilibrio interno, colpito dalla crisi esterna? Ben venga l'indignazione, anche se tardiva, anche se dovrebbe cominciare dalle situazione più vicine a noi e già conosciute. Anche se qui non c'entra niente.
Per inciso, la monotonia non mi piace, la precarietà neanche. La flessibilità di un sistema con garanzie sì, il merito in entrata e in corso carriera anche di più.

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