sabato 3 marzo 2012

"Era la casa dei rumori e degli odori"

Il libro di Carlo Verdone La casa sopra i portici mi fa riflettere sulle case, questa settimana.
"Era la casa dei rumori e degli odori. Ogni ambiente aveva un suono che la caratterizzava", scrive Verdone.

I suoni di casa mia, più piccola e meno antica di quella del regista, non sceglievano una stanza piuttosto che un'altra, correvano tutti in tutte le direzioni. Partivano dalla cucina dove mia madre alle 8.00 in punto di sera annunciava "E' pronto!" e arrivavano al soggiorno, dove per un periodo io e mia sorella ci esercitavamo coi pattini a rotelle. Il suono che usciva dal pavimento di marmo era più pulito di quello su strada, io lo preferivo ma nostra madre no. Poi c'era la tromba di mio padre, che a un certo punto ha smesso di provare così come noi abbiamo rinunciato ai pattini, alla chitarra in cameretta, alla feste di Carnevale. Mia madre ha cambiato la cucina e il pavimento del soggiorno: poco alla volta i suoni, prima delle persone, sono usciti da casa.
Vincent van Gogh, Stanza da letto ad Arles
La mia amica S. in questa settimana ha cambiato colore alle pareti della stanza da letto che è diventata blu. Il figlio piccolo le ha detto: "Che bello, mamma, vivere in questa casa!"






Il mio amico S. sta pensando di cambiare casa. Forse non lo farà mai, forse il desiderio di avere un giardino, un posto più tranquillo e tanto spazio si realizzerà in poco tempo.
Io ho capito che i cambiamenti mi lasciano sempre un po' sgomenta: la paura che la casa si trasformi, che perda i suoi odori al sugo di salvia e di dopobarba la mattina mi accompagna da tempo. Perché in quella casa c'è un pezzetto di chi ci ha vissuto una vita o solo un pomeriggio importante. C'è magari un solo suono da portare via o un'intera colonna sonora. E se cambia anche un solo suono io chiedo perché.

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