venerdì 25 aprile 2014

La devoluzione fa male ai bambini e pure ai grandi

E' una settimana che traffico con un testo aziendale legato a bambini e iniziative di beneficenza. Bello, interessante il progetto, l'ho fatto nascere insieme a tante persone circa dieci anni fa e continuo a seguirlo. Ogni anno è caratterizzato da un elemento particolare, vuoi un video partecipativo, vuoi la presenza del super ospite desiderato, vuoi un flirt sottobanco. Quest'anno il progetto ruota attorno alla parola incubo: devoluzione.

"Trasmissione o passaggio di un diritto, del godimento di un bene da una persona a un’altra, per effetto di una legge, di un contratto, di una disposizione testamentaria", dice l'enciclopedia Treccani. Potrebbe essere anche il brutto anglicismo che sostituisce la parola "decentramento" con la devolution in versione italica, "devoluzione" appunto.

E invece no, chi ha scritto sulla devoluzione di giochi e "materiale ludico"(!) ha reso sostantivo il verbo "devolvere" e ha creato il mostro da combattere, anzi da eliminare subito prima che faccia male. 
Non c'era bisogno, dico io, il verbo DARE è così bello, corto, spontaneo. 

Il resto viene dal linguaggio del diritto, ma quello del lettore a vedersi davanti un testo che aderisce alla realtà vale più di tutti, è il diritto sacrosanto. E combattere i mostri linguistici, è una resistenza pure questa.



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