sabato 12 aprile 2014

La bambina Carolina

Stare al parco alle quattro di pomeriggio da sola su una panchina non è da tutti e non a tutti piace o piacerebbe. Si oscilla tra il lusso colpevole, cioè il tempo rubato ad altro, e la vergogna di non avere una carrozzina accanto. Perché in genere alle quattro del pomeriggio si lavora, solo se si è mamma da poco, oppure babysitter, si può portare a spasso il bambino, un uomo accanto a quell'ora è un fannullone o un artista, più probabile il primo.

Eppure la panchina mi ha sempre attirato, non vedo l'ora di diventare vecchia per avere meno scuse per sedermi e semplicemente stare. Ogni volta che posso faccio le prove e mi riesce già bene, stare in panchina senza parlare al cellulare, leggere un libro, sentire la musica, usarla per fare gli esercizi di ginnastica. Al massimo osservare. E qualche giorno fa è arrivata la bambina Carolina.

Il parco era uno diverso dal solito, popolato da poche neomamme e due signore anziane una delle quali mi ha scambiato per la figlia. Un gruppetto di bambine all'improvviso si è messo a correre verso l'amichetta che varcava i cancelli e sorridente si faceva circondare da voci e da abbracci. In panchina invidiavo tanto amicizia e acclamazione.
Poi le bambine, massimo cinque anni, hanno cominciato a intonare un "Carolina, Carolina, dammi il tuo monopattino". E io ho cominciato a provare fastidio. Davanti a me le bambine continuavano a tirare Carolina che faceva resistenza, allora è intervenuta la mamma, bionda e chiara come la figlia.
"Carolina, dai il monopattino anche a loro, devi essere generosa, altrimenti non ti ci porto più". E poi "Lo vedi che succede a portare il monopattino al parco? Tutti lo vogliono, o glielo dai o te lo tolgo".

Carolina non è convinta e io l'aiuto nelle sue convinzioni: il monopattino E' di Carolina, Carolina ci deve giocare. Poi, forse, ci saliranno le altre. PRIMA si deve divertire lei, si deve gustare la ghiaia sotto la gomma, lasciatele il giocattolo. Da grande le riempiranno la testa con concetti come la condivisione, l'eguale partecipazione, perfino le pari opportunità, e poi questi concetti verranno traditi e poche volte messi davvero in pratica, fatela essere egoista, ora.

Carolina mi guarda interdetta, poi io ricevo una telefonata, lascio la panchina e la lascio in balìa di mamma, amichette, monopattino con cui le è passata la voglia di giocare. Vi odio, avete rovinato il pomeriggio a me e a Carolina. Combatterò per ogni donna e i suoi piaceri, accidenti.




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