L'11 luglio di 30 anni fa succedeva qualcosa. Cioè questo, Italia-Germania 3-1 nei Mondiali di calcio dell'82 in Spagna.
lui:
Per ricordare l'anniversario avevo preparato un testo per la radio che purtroppo non è stato possibile mandare in onda e, ancora prima, registrare e montare. Il testo però è rimasto e visto che mi piace stare nel tempo oltre che sul pezzo lo pubblico a puntate qui, sperando che piaccia anche a voi;-) e sperando di poterlo trasmettere in altro modo in un prossimo futuro.
Il titolo è: Paolorossi tutto attaccato.
Il titolo è: Paolorossi tutto attaccato.
lui:
(clacson, voci, giornali sfogliati, prove microfono, bambini per strada...)
La mia nascita è stata una liberazione per tutti. Il travaglio di mia madre… una partita finita 3-1.
Tre le spinte che c’hanno portato al goal, uno il maldestro tentativo di perdere tempo e interrompere il ritmo. “Campioni del mondo, campioni del mondo, campioni del mondo!” Urlò alla fine anche la misurata voce del telecronista Nando Martellini al microfono. E io seppi che in ogni situazione della vita sarei rimasto campione del mondo, segno della vittoria, bambino che porta il goal e quindi la felicità. “Felizidad”, stavamo in Spagna. Congratulazioni. Grazie.
Mia madre scoppiò a piangere, mio padre piangeva già da prima. In una mano la sigaretta, nell’altra la radiolina con cui seguiva la partita e trepidava per noi, per gli azzurri cioè, per mia madre e per me che eravamo diventati campioni del mondo.
Nando Martellini non partecipò alla festa di Madrid col presidente della Repubblica, il re di Spagna, la stampa tutta e naturalmente la squadra, perché il giorno dopo era l’anniversario del suo matrimonio e fece una sorpresa alla moglie piombando a casa alle tre di notte.
Con Sandro Pertini rimase mio padre, incollato alla tv a dire grazie a quegli uomini con le magliette numerate che lo avevano reso grande due volte, per l’impresa olimpica e per la nascita di suo figlio: Paolorossi, tutto attaccato. Accidenti a lui.
voce maschile: (da microfono, resoconto giornalistico)
“Il simbolo indiscusso di questi mondiali è stato senza dubbio Paolo Rossi. Riconosciuto da tutti come uno dei più forti attaccanti del calcio italiano è stato uno dei pochi ad aggiudicarsi nello stesso anno: il titolo di campione del mondo, il titolo di miglior marcatore della competizione con 6 gol segnati e il Pallone d'oro”.
lui:
Paolorossi tutto attaccato.
Inutile dire che al momento del battesimo ci fu qualche problema e in prima elementare anche. Il mio nome era anche cognome e il mio cognome più lungo dello spazio in cui scriverli tutti e due. Meno male che c’era la Replay, a quel tempo, e io potevo cancellare, riscrivere, cancellare fino a bucare il foglio solo per il folle desiderio di un padre innamorato del calcio più del figlio costretto a subirlo.
… la Replay, la penna con la gommina sopra, azzurra, rossa, nera. Mio padre scelse il colore azzurro, manco a dirlo.
voce maschile: (da microfono, resoconto giornalistico)
“L'incontro inizia senza troppi colpi di scena, entrambe le squadre si muovono timorose di spingersi in avanti e di compiere errori. L'Italia si presenta nervosa e compatta, e Cabrini al 24' sbaglia un tiro da rigore. Il primo tempo termina in parità. L'Italia però domina il secondo tempo della partita, la Nazionale è una squadra compatta e determinata alla vittoria”.
lui:
Paolorossi correva fiero nei campetti dell’oratorio e nei giardinetti di tutta la città. Non prendeva una palla ma era felice di indossare maglietta e calzoncini, che stavano diventando più lunghi e più larghi come quelli dei calciatori veri la domenica allo stadio. Paolorossi allo stadio però non ci andava mai: troppo lontano da casa, troppo grande per un bambino, troppo pericoloso. Le partite si vedevano in tv e la domenica era sempre Sprint… “un dora dos! Tarata, tarata! Uhm uhm uhm uhhuhm. un dora dos!”
FINE PRIMA PUNTATA
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