lunedì 10 luglio 2017

My Voice, l'app per i malati di SLA

A volte le parole non finiscono solo in cuffia. A volte entrano in un'app e restano un ricordo. Si chiama My Voice l'applicazione che consente ai malati di SLA di registrare per tempo, cioè prima del decorso della malattia, frasi ricordo di qualsiasi tipo con cui stare nel mondo e parlare ai propri cari.

Ci possono essere pensieri utili di vita pratica - ho freddo, ho fame - sia condivisione di sentimenti e riflessioni: sono comunque tutte importanti per restare in contatto attraverso quel fatto intimo e sociale che è la voce.

"Un 'vocabolario' preparato in anticipo, per quando il paziente non sarà più in grado di parlare. Le registrazioni verranno scaricate su un comunicatore che il malato potrà poi utilizzare anche solo attraverso il movimento degli occhi".
Questa e altre informazioni nel video che oggi Repubblica.it pubblica fra gli altri. A me sembra più importante, ma anche più straziante. E non per la musica con sequenza d'inganno, e dunque lacrima facile e dunque fastidiosa, che l'agenzia McCann ha scelto per realizzarlo, ma per il semplice e ineludibile fatto che la comunicazione di domani sarà spontanea e diretta nel pensiero ma per l'emissione voce e la scelta delle parole si dovrà aprire il barattolo-app e cercare quelle più adatte, sempre però lontane e asincrone.

Questa è la parte difficile da digerire del video, dopo il plauso all'iniziativa firmata nel laboratorio del centro NeMO dell’ospedale Niguarda a Milano. Viene voglia di fare lo stesso e di contribuire al progetto, di non perdere tempo e custodire la voce, le emozioni e anche i fatti. Poi domani si vedrà. Il grassetto è voluto.

Questa la scheda di YouMark, il sito di riferimento delle campagne pubblicitarie.





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