lunedì 3 luglio 2017

Fantozzi e lo smart working

L'avevo chiesto ad alcuni colleghi, cosa fosse per loro lo smart working. Qualcuno c'aveva preso, qualcuno era andato fuori strada. Mitico David e la sua "camminata tecnologia", smart walking appunto.

Lo chiedevo soprattutto a me stessa quando ero alle prese col badge in entrata, il badge smarrito, il traffico che impazza e la grande città che si blocca, gioie e dolori della vita in comunità. La vita dell'impiegato, insomma, più libero ora o più cattivo? Senza cravatta ma davvero mai più costretto?

Le domande che mi assillavano l'avevo fatte a manager, sindacalisti, impiegati e perfino al fisioterapista che ci rimetteva a posto la schiena e lo spirito a pezzi. Le risposte e il sentiero che si apriva erano finiti dentro l'audio documentario Smart working. Contro il logorio della vita moderna, con un chiaro omaggio nel titolo a Ernesto Calindri e al suo aperitivo a base di carciofo in mezzo a una strada. Lo vorrei vedere oggi.

Questa è la prima puntata dell'audio doc andato in onda in cinque puntate per RadioTre Rai, è quella a cui sono più affezionata per tanti motivi e perché c'è anche lui, Fantozzi, il ragioniere più famoso e bistrattato anzi logorato d'Italia, protagonista della vita da impiegato e dell'ufficio che fu.

Nel 2015 Fantozzi festeggiava i 40 anni, è passato tanto tempo. Eppure a me pare che anche se cerchiamo di essere più smart, sul lavoro e in altri ambiti, certe ansie, certi riti, certe pratiche non solo di carta resistano al tempo e ci tengano ancora in bilico fra il desiderio di lavoro agile, quello svolto anche in ambienti diversi dall'ufficio e rispetto ai tempi dell'organizzazione, e la macchinetta del caffè.

A Paolo Villaggio che oggi ci lascia, tutti i sospiri che facevamo guardandolo in tv e soffrendo con lui.





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