Coi buoni propositi però a Capodanno ci gioco, provoco gli amici, stasera li lancerò dalla finestra, li riprenderò nel corso dell'anno e mi dirò che non ne ho seguito nessuno. Forse uno, quello che comincia ogni volta che mi abbasso e cambio prospettiva, non più alta ma bassa, non più aria ma terra: lo faccio a ginnastica per distendere la schiena, per respirare meglio con la pancia, per sciogliere tensioni. Lo faccio e torno piccola sulla coperta in cui giocavo a palla ed ero palla io stessa.
Ed ecco il proposito, sentirsi totalmente immersi nell'attività che si sta facendo, la scrittura come la corsa o come l'attesa dell'autobus... perfino! Radicati al suolo pure se è sporco e si respira smog, e quando si è stanchi alzarsi e spostarsi, andare via, lasciare e ricominciare. Da piccola era la prima minestra e gli spaghetti per cui andavo matta, l'arrivo di mio padre dal lavoro la sera, la musica in casa. Era quell'alzarsi e immergersi ancora in un'altra cosa bella che appariva sempre nuova.
Buon anno.
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