E ad Amsterdam il registratore l'ho acceso, un giorno e anche quello successivo, ho messo le cuffie e ho iniziato a pensare in un'altra lingua.
Con 16 gradi ho dovuto far finta di non sentire il sudore sulla maglia per aver interrotto il lavoro di un lavavetrine e la felicità per aver rotto il ghiaccio, quasi senza che fosse una metafora. Ho continuato nei negozi e al mercato a fare domande sul tema lavoro per un prossimo lavoro audio sul tema, ma non è questa la cosa importante.
Foto A. Rapone, vetrina libreria Athenaeum |
Ancora una volta il registratore è stato il mezzo per entrare in contatto con persone diverse in diversi contesti, per uscire dalle difficoltà di sentirsi straniera pure se turista e quindi non in crisi di identità, per giocare con la lingua inglese che faceva da ponte tra l'italiano e l'olandese. Divertente e molto interessante.
Non vedo l'ora di realizzare il documentario audio per dire ancora grazie alle persone che hanno accettato di fermarsi per parlare con me.
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