sabato 14 dicembre 2013

Lingua globale e lingua identitaria. Bisogna andare oltre

"Perché una persona possa sentirsi a proprio agio nel mondo d'oggi, è essenziale che non sia costretta, per penetrarvi, ad abbandonare la propria lingua identitaria. Nessuno dovrebbe essere obbligato a "espatriare" mentalmente ogni volta che apre un libro, ogni volta che si siede davanti a uno schermo, ogni volta che discute o riflette. Ognuno dovrebbe potersi appropriare della modernità, invece di avere di continuo l'impressione di prenderla a prestito dagli altri.
Inoltre, ed è questo l'aspetto che, a mio avviso, merita maggiormente di essere sottolineato al giorno d'oggi, la lingua identitaria e la lingua globale non bastano più. Per tutte le persone che ne hanno i mezzi, e l'età, e le capacità, bisogna andare oltre".

Lo scrittore libanese Amin Maalouf si riferisce all'inglese lingua globale e a qualsiasi lingua identitaria di un popolo, ma poiché l'identità è mobile e mutevole e composita si riferisce anche alle lingue che bisognerebbe imparare per sentire gli altri più vicini e sentirsi più immersi nel mondo. Dico io, come il cinese per capire i nuovi vicini di casa o la recente tragedia a Prato, come il turco per capire le ragioni di una protesta.

Difficile? Inutile? Impossibile? Oppure divertente, affascinante, utile? Non si perde nulla a scoprire  come si esprime un'altra persona, consapevoli di come ci esprimiamo e di ciò che siamo, senza false paure.

"L'identità di una persona non è una giustapposizione di appartenenze autonome, non è un "patchwork", è un disegno su una pelle tesa; basta che una sola appartenenza venga toccata ed è tutta la persona a vibrare.

Buffo ritrovare L'identità di Amin Maalouf per un nuovo progetto radiofonico, lo stesso libro con cui dodici anni fa entravo in radio per un programma sulla multiculturalità. Lo capisco meglio ora di dodici anni fa.





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