domenica 8 settembre 2013

Streben nach, sentire il movimento

Le vacanze sono finite già prima che io ricominciassi a scrivere post in questo blog. Avevo comunque bisogno di un tempo più lungo di silenzio, e di attesa. Avevo bisogno di pazienza.

Avevo imparato a portarli avanti, il silenzio, l'attesa e la pazienza, nel chiuso della mia testa per anni, quest'anno li ho praticati nella prova del corpo sottoposto non a immobilismo o passività, ma al movimento.

Camminare e correre sul prato e sulla sabbia, muovermi dentro l'acqua mi ha fatto sentire viva, in ascolto, desiderosa di non perdere durante l'inverno in città il rispetto per le mie estreme possibilità di conoscenza. La mano che sfiora l'acqua è la stessa che si tende per accarezzare, il piede che salta è lo stesso che cerca il primo passo che riconcilia. L'ho fatto, magari in modo maldestro a volte, ma ho fatto corpo col corpo che ho. L'ho usato, insomma, per fare dei pensieri le azioni più semplici e dirette.

Non sempre c'è stato l'applauso, a volte azioni e pensieri sono tornati a boomerang e hanno fatto tanto male. A volte c'è stata la liberazione e ho nostalgia dell'acqua che mi mette pace e di un pezzo di verde, foss'anche il giardinetto sotto casa.

E allora vado, andiamo, saltiamo le stagioni per stare all'aria aperta, beati nei rumori che quest'anno ho registrato all'istante: il temporale, il vento dal mare, i bambini vicini, le lamentele dei grandi, un'ambulanza che non smette, gli amici che ridono e i colleghi che filosofeggiano sulle mode del momento.

Quest'anno la parola d'ordine sarà "Streben nach", a cui le insegnanti aggiungevano "+ dativo", per ricordarci che il caso da mettere dopo quel verbo tedesco era uno strano complemento di termine. Streben nach, ossia tendere verso, senza ansie, solo desiderosi di realizzare il desiderio che ci portiamo dentro. Streben nach per sentire quello che in vacanza, se siamo stati attenti o fortunati o in preghiera, è capitato e ne vogliamo ancora. Streben nach è già movimento.




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