sabato 8 giugno 2013

Parlando di lavoro

Diversi anni fa avevo l'urgenza di lavorare, che non è la necessità di farlo né coincide con qualche indicatore temporale. La necessità è sempre reale e il tempo passa, certo, ma allora per me l'urgenza significava liberare tutti i saperi acquisiti fino a quel momento, metterli a disposizione e finalmente dare il mio contributo nella società in cui mi muovevo. Ardori post universitari, succede.

Nel 2003, dopo le prime esperienze belle e brutte in diverse realtà lavorative - agenzie di comunicazione e di stampa - creo il sito Raccontolavoro per mettere ordine alle mie stesse esperienze raccontando quelle degli altri, dal ciabattino al bibliotecario, dal sindacalista all'attore e allo scienziato. Mi faccio fregare dall'invito dei sociologi a scrivere di lavoro per farlo ridiventare soggetto narrativo forte, intervisto le persone, costruisco e aggiorno il sito come fosse un programma radiofonico, ogni puntata dedicata a un tema attorno a cui ruota l'intervista, la segnalazione di un libro, la scoperta di un antico mestiere, il discorso importante.

Sempre per colpa dei sociologi decido di prendere il call center, emblema della nascente precarietà e "schiavitù post moderna" (Domenico De Masi), e farlo diventare soggetto di una storia agrodolce che propongo in forma di audio dramma, Parole in cuffia, da cui deriva anche questo blog.
Nel frattempo proprio il sito Raccontolavoro più mi fa trovare lavoro come copy ed editor per la comunicazione online di una grande azienda. Scrivere e insegnare a farlo in maniera chiara ed efficace diventa il leit motiv delle mie giornate. Racconto o lavoro? Racconto e lavoro.

Nel 2008 esce il docufilm di Ascanio Celestini Parole Sante, testimonianza di un gruppo di precari Atesia, il più grande call center italiano. Esce anche la commedia Tutta la via davanti, di Paolo Virzì, liberamente ispirata al libro Il mondo deve sapere, di Michela Murgia, che racconta proprio il mondo dei call center. Sono già due anni che Paola Cortellesi porta a teatro Gli ultimi saranno ultimi, monologo di Massimiliano Bruno sulla precarietà. 

E negli ultimi anni si intensificano i lavori sul lavoro. Ieri ne ho ritrovati alcuni nel blog del Corriere della Sera La nuvola del lavoro. Nel post Se il lavoro non c'è, almeno lo si recita a soggetto Filomena Pucci segnala lavori diversi per luoghi, temi, persone e contratti o senza contratto, rappresentati in un modo o in un altro. Tra questi riscopro e segnalo l'audio documentario Ilva, c'era una rivoltarealizzato dagli amici e soci Audiodoc Ornella Bellucci e Gianluca Stazi

Mi fa piacere che si parli e si narri di lavoro, senza vergogna e senza pudori, e senza miti. Penso però sia necessario superare il piagnisteo come la rabbia e fare progetti, chiedere aiuto, continuare a indagare la realtà e portarsi fisicamente a teatro, dentro un libro, all'ascolto di storie che ci riguardano. Politici e imprenditori dovrebbero conoscere di più la letteratura.
Bisogna superare, perché la realtà già lo ha fatto, le categorie mentali di precari e non precari, di tipologia di contratti, di posti di lavoro: ognuno ha la propria specificità, ma tutti hanno in comune la ricerca di identità e di dignità personale.

Oggi ho sempre più l'urgenza di raccontare.



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