Poi è bello tornarci per cenare insieme, per leggere un'email, per ridere del condominio e organizzare le vacanze, ma quello che succede in cuffia è un'altra cosa.
Io in cuffia ci lavoro, a volte, e le metto di notte per ascoltare qualche lavoro audio che disturberebbe i vicini. Ecco, nel momento stesso in cui faccio il gesto di portarle alle orecchie mi carico di responsabilità e di attesa verso quello che succederà dentro la morbida pelle che mi isola dal mondo di tutti. Inizia il viaggio: faticoso, snervante a volte, appassionato se sto curando il montaggio di un'intervista audio, incuriosito e affascinato se la storia è di un altro e io mi ci immergo rendendo grazie alla perizia e all'amore di chi me l'ha regalata.
Beatlesphones |
Dentro le cuffie può succedere di tutto, eppure io sto protetta, nella cuccia in esplorazione del mondo. Sono freddolosa, le cuffie mi tengono caldo e pure in estate non mi danno fastidio. Mi fanno sentire vicina a tutti quelli che nello stesso momento compiono il gesto sacro dell'isolamento e della concentrazione che porta alla diffusione di una novità.
Se non ci fosse quel primo gesto non ci sarebbero una musica e una storia da condividere poi.
Ecco, al pari del primo gesto di indossarle, quello finale di togliersele soddisfatti e anche sudati è altrettanto bello e sacro. Perché poi dalle cuffie devi uscire, proprio come quando chiudi l'ultima pagina del libro e ti confronti coi piatti della sera prima che ti salutano dal lavandino: i suoni di un altro mondo ti ronzano in testa e ti permettono di non disperarti se un piatto si rompe, le bollette ti aspettano, tuo figlio ha preso la varicella ed è estate.
... La foto sopra è presa dal sito Archiviostore, dal pezzo che racconta in breve la storia delle cuffie.
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