sabato 8 marzo 2014

Donne con l'hula hoop, anzi con l'ula-op

Le donne che preferisco sono quelle gentili senza essere nobili, capaci di dire le parolacce senza perdere la fede e mantenendo il rossetto. Magari col vizio del burro di cacao, dell'amico immaginario anche se hanno quarant'anni, anzi proprio perché ce l'hanno, quarant'anni e l'amico immaginario, allegre senza motivo e per questo sfacciate. Allegre pure coi lacrimoni mentre guidano e si appanna la vista e l'uomo al semaforo non sa se pulire il vetro o mollare tutto il pacchetto di fazzoletti. Compie il primo gesto e si becca la parolaccia, perché certe donne decidono loro quando dare conforto oppure riceverlo. 

E i lacrimoni se li portano fin sotto casa, perché l'amico vero non è andato alla loro festa di compleanno, ché neanche alle elementari ci avrebbero badato tanto, indaffarate com'erano a crescere egoiste e quindi a cercare una possibilità di difendersi a scuola. Poi hanno letto un paio di libri come Piccole donne e Una ragazza fuori moda e hanno pensato che anche negli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso si potesse stare sopra un albero con in mano una mela e nell'altra la penna, provando a diventare scrittrici senza darla al primo venuto. 

Sciocche anche senza ciocche ribelli al vento, coi capelli corti che fanno indipendenza già prima di andare a vivere da sole, o con le amiche, o col secondo venuto. Infarcite di nozioni di diritto del lavoro, rudimenti sindacali, commercialiste e principesse del foro alle prese coi primi lavori e la necessità di difendersi sul lavoro, stavolta. Lì incontrano altre donne e scoprono che non tutte hanno letto gli stessi libri da piccole, che con le parolacce si può fare carriera e la fede la portano solo al dito, ché fa cultura-famiglia-sicurezza sociale, che la parola "contratto" fa paura e il contatto umano anche di più. Sulle scrivanie sporche c'è una bottiglietta di amuchina, aumenta la presenza sui social network. 

Hula hoop e piedi, foto A. Rapone
Continuano a scrivere e a fare di conto, perché se l'istruzione è importante, la formazione continua lo è ancora di più, vanno anche a ballare, perché tutto cervello agli uomini non piace e a loro neppure. Ma agli uomini non piace ballare, si sa, e allora escono insieme, parrucchiere e impiegate, insegnanti e negozianti, libere professioniste e disoccupate che spesso sono la stessa persona. Fanno caciara, si dice a Roma, bevono e una bottiglia di birra finisce sul tettino della loro auto bella ma è stato un altro, un maschio. Non sono fortunate, no, di solito no.

Si buttano giù, si sentono sole e incomprese, anche se a volte ne vanno pure orgogliose, perché nel frattempo hanno imparato che il dolore fa esperienza e senza esperienza si è meno ricche, intanto hanno acceso un mutuo e scelto di essere povere. A volte l'orgoglio viene messo da parte e si sciolgono al telefono con quello carino, o con quello brutto che tanto è lo stesso. E la mattina, davanti al tazzone di tè che hanno sempre preferito al latte, si piacciono e compiacciono un po', senza esagerare. Solo il tempo di puntare all'ultimo regalo di compleanno delle amiche, farci un giro e pure una risata, restare a guardarsi i piedi e pensare che forse non è tardi per muoversi e cercare altro, vai a sapere cos'è.

Intanto iniziano con l'hula hoop, cioè con l'ula-op, che gira se ti impegni a farlo girare, se coordini il bacino, il braccio, la gamba... con tutto il corpo, se ti scuoti, insomma. E resti allegra, sempre un po' sfacciata, di nuovo egoista. Un po' affaticata perché le candeline che hai spento da poco erano tante. Auguri. 








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