giovedì 9 gennaio 2014

Grafica o estetista?

E quindi buon anno. Il mio è iniziato chiacchierando con un'adolescente che studia da grafica ma che forse lascerà per fare l'estetista. Ho chiesto lumi sul mestiere di estetista conoscendo un po' quello di grafica, l'ho convinta a fidarsi mostrandole bene il mio orribile shatush appena eliminato da testa e capelli. Ebbene, ho scoperto che non sapeva in cosa consiste la scuola da estetista, che la parola scuola le fa paura, che fare l'estetista forse vuol dire non studiare, e quindi... E quindi grafica o estetista non conta, conta prendere la confusione a braccetto, farsi un giro nei centri estetici e nelle scuole così come andare per mostre, osservare le insegne dei negozi e le pubblicità in giro per la città, riuscire a uscire dai confini del quartiere e dei preconcetti. Mi auguro che l'adolescente con lo shatush incontri chi scopra qual è la sua passione e l'accompagni nelle sue scoperte.

In questi giorni di ravvio attività e in cui l'Istat comunica i dati provvisori di occupazione e disoccupazione a novembre (in dodici mesi 351mila persone in più non riescono a trovare lavoro) penso anche al ragazzino che è riuscito a entrare in un'azienda al posto del padre che va in pensione. Ma qui il termine "riuscire" non è corretto, perché implica uno sforzo e una fatica e una tensione verso una meta che non ci sono stati. E anche per lui varrebbe l'invito e l'augurio a trovare chi lo porti fuori dalla logica "e così sei sistemato e non ci devi pensare più", che a vent'anni invece il pensiero va esercitato e indirizzato. Troppo facile occupare una posizione: il lavoro e la vita mica sono una partita a a scacchi. Ma io a scacchi non so giocare, e la mossa che consiglio forse è quella sbagliata. Forse.



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