mercoledì 2 ottobre 2013

A scuola di ascolto

Dunque, dalla trasferta di Berlino mi porto dentro la luce particolare della città in cui faceva freddo ma le cuffie mi hanno riscaldato abbastanza. Mi porto dietro anche l'improvvisata spiegazione che ho dato a un pubblico attento e curioso del mio tedesco sulle diverse abitudini di ascolto fra Germania e Italia. Qui in Italia chi di noi racconta ai bambini le storie, compra e ascolta audiolibri, partecipa il sabato sera a festival come il Berliner Hörspielfestival? In Germania succede, il genere esiste, le radio ci investono. Non che voglia fare un confronto che arrivi a far aumentare lo spread, sia mai, ma i punti interrogativi italiani di fronte alle pratiche di ascolto nella Germania in cui sono stata sono al più punti esclamativi, solo questo.

E allora torno a Roma, riassaporo il caldo, sui mezzi pubblici incontro le facce dei ragazzi che vanno a scuola e a cui capita di incontrare anche loro, i Piccoli Maestri. Beati loro, gli scrittori che vanno in classe a leggere il libro del cuore per far nascere la passione della lettura, beati i ragazzi che ricevono il dono comunque vada a finire, beati i maestri stessi, cioè gli insegnanti che aprono il programma didattico ad altro che è la base del programma stesso.

"Ognuno di noi ha scelto un libro che ama, quello dal quale magari tutto è partito, quello che ci ha fatto capire che stavamo sbagliando tutto, quello che per la prima volta ci ha fatto domandare «chi sono io?». O molto più semplicemente il libro che più ci ha fatto ridere, o piangere, o saltare sulla sedia".

Ecco, copio dall'articolo di Emilia Zazza sul Corriere di ieri la spinta a entrare in classe, ognuno ha la sua e non per forza il suono è quello della campanella, e partecipare alla costruzione della propria identità e di quella degli altri. Loro saranno pure beati ma si danno da fare per sé e per gli altri, forse sono beati proprio per questo. 

In questo inizio di ottobre e dopo le prime settimane di scuola tanto vale dircelo subito se siamo disposti a impegnarci per far emergere passioni e speranze, a dispetto di chi ci vuole guerrieri o scansafatiche.




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