sabato 2 marzo 2013

Per il piacere di fare

In molti discorsi di lavoro questa settimana ho sentito ripetere le parole "spirito", "passione", "affinità elettive", "gusto", "piacere".

Erano discorsi fatti in giacca e cravatta, gli uomini, o solo in giacca, le donne.
Erano discorsi sinceri o nuova retorica? Non importa, quelle parole sono comunque venute fuori e sapevano di nostalgia, quanto meno di resa al fatto che lavori meglio se ti piace quello che fai, se l'ambiente attorno a te è piacevole, se puoi scegliere con chi fare un lavoro. Se sembra, tutto questo, troppo bello e irreale.

Perché non cercarlo e impegnarsi a mantenerlo rinnovando ogni giorno lo spirito con cui ci avviciniamo al pc, al collega, al nuovo progetto? Perché siamo tentati dall'arte della lamentazione e dalla necessità di sviluppi orizzontali quando in realtà desideriamo lo scatto verso l'alto, lo slancio, il primo respiro che ci darà equilibrio. Perché pensiamo che "tanto non dura", che "la routine" ci schiaccerà, che l'empatia è un soffio. Perché il bello ci sembra eccessivo e siamo abituati ad accontentarci, perché in fondo trovare e ritrovare passioni durature presuppone fatica e fiducia, la prima perché si tratta di impegno che affronta ostacoli e tempi lunghi, la seconda perché la meta si intuisce soltanto e non si vede mai. Eppure.

Eppure i lavori più belli che ho fatto finora, negli anni in cui ho deciso di fare la copywriter, sono quelli in cui dentro ci ho messo tutta la passione e l'energia di cui dispongo, in cui ho sentito il gusto di lavorare con persone belle per me, la fiducia verso un tempo non sprecato a rimpiangere mondi altri.

Non è un inno al "qui e ora" ma la certezza che il progetto più a lungo termine, qualunque esso sia, inizia anche da briciole lasciate sul tavolo, avanzi di altri che raccogli e metti insieme. E se guardi bene trovi vicini di tavolo che stanno facendo lo stesso. Tanto vale riconoscersi e farlo insieme:-)


Nessun commento:

Posta un commento