martedì 30 agosto 2011

Un lavoro che dura una vita

Il fatto pubblico: Anche i tedeschi riflettono sulla situazione del mercato del lavoro.
La notizia è che il numero dei pensionati che hanno un lavoretto, una consulenza, un piede nella vecchia ditta o una parola in una nuova attività aumenta. Dentro questa percentuale c'è chi è costretto a lavorare, perché la pensione non gli basta, e chi invece sceglie di lavorare. In questo secondo caso si tratta spesso di lavori intellettuali, con una buona dose di libertà e autonomia. In una parola, Zeitsouveränität: sono padrone, anzi re, del mio tempo.

Il calzaturificio dei fratelli Perkal, calzolai a Sidney da 62 anni
Il fatto privato: In Italia quello coi capelli bianchi continua a lavorare anche se in pensione perché gli piace sentirsi attivo, perché la pensione che dà anche alla moglie da cui è separato gli basta, perché non vuole porer fine a un'abitudine che dura da quasi una vita. Quello coi capelli brizzolati che lavora al ministero teme che la manovra economica non lo faccia più andare in pensione e lui è stanco e la pensione se la merita. Quello coi capelli biondi fa tanti lavoretti ma non riesce ad arrivare a fine mese.
Come possono parlarsi tutti e tre, se ognuno è preoccupato solo di sé? Lo stato sociale non dovrebbe farli vivere assieme, uno di sostegno all'altro e tutti intenti a coltivare i propri talenti, di cui si gioveranno anche gli altri?
La risposta mi viene dalle bellissime foto dei fratelli calzolai che vedo online proprio sul sito del settimanale tedesco die Zeit: Gli ultimi della loro generazione (e la parola "generazione" non è usata a caso, purtroppo).

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