Ieri pomeriggio sono andata al Maxxi per ascoltare la mostra Open Museum Open City. Eh già, perché il museo si è svuotato di altre opere per lasciare spazio ai soli suoni, cioè alle installazioni che li facevano vibrare tra le sale. Eppure a me non ha dato il senso del vuoto, semmai del pieno: solo ora che ne scrivo penso che ho visto poco a fronte di una ricca esperienza uditiva domenicale che inizia già da fuori.
Si sentono martelli battenti, tracce audio che si sovrappongono - sono ben 47 e dentro c'è il lavoro degli scalpellini così come i colpi secchi di martello e scalpello -, s’intuisce uno spazio e un tempo lontani che ti entrano nelle orecchie. E’ Doing, di Lara Favaretto, omaggio al lavoro operaio, di fatica e ripetitivo, ti piace e ti disturba. Ma il suono all’ingresso è anche quello dell’acqua in Sonica Mappings, di Bill Fontana, che ha raccolto i suoni dell’Acquadetto Vergine a Roma e che apre il museo alla città che lo ospita.
La mostra è organizzata per temi a più livelli, alterna le chiacchiere di quartiere ai suoni di una rivolta in piazza, alla scomposizione di una melodia nota. Non sono brava a scrivere quello che ho sentito... Open Museum Open City merita una visita, anzi un'immersione sonora.