martedì 22 dicembre 2015

Quando "the end" diventa "to be continued"... Cosa cambia nelle storie che raccontiamo

Tutti sanno che se lasci un blog senza post per più di una settimana cominciano i problemi. Figurarsi se lo lasci per più di un mese: puoi dire addio alla fedeltà, che si pretende più online che nella vita privata, e addio anche alla credibilità. In sintesi, sei fuori dal giro, hai perso lettori, il tuo brand non è più un brand ma un nome nella rete. Non sei nessuno. Corretto ed esagerato, ma un blog personale si salva proprio perché lo gestisce una persona coi suoi tempi e piani editoriali che spesso e volentieri saltano e si sta allegri comunque, dopotutto.

In queste settimane di altro - leggi lavoro, famiglia, casa, progetti, insomma, tanto ordinario e tanto straordinario - il fatto nuovo e che fino a pochi minuti fa mi pesava era il cambio casa dei miei vicini di pianerottolo. Manco si fossero dati appuntamento, per un motivo o per un altro le facce della mattina e della sera sono di colpo cambiate e cambieranno ancora. Mi sarebbe importato molto comunque, ma per me che nel condominio ho costruito relazioni grazie un audio documentario, Condominium appunto, cambia moltissimo: come si fa ora senza Francesca, Carlo, Rosamaria..?

E gli amici di Transom.org sono venuti in aiuto anche in questa occasione. Il titolo della notizia principale è invitante: What’s Changed?: The Power Of Follow-Up Stories. E il potere sta prima di ogni altra cosa nel guardare indietro e rispondere semplicemente alla domanda "cosa è cambiato? Che c'è di nuovo?"

Ecco, è un modo per continuare a seguire una storia, non lasciarla al passato ma renderla viva. Insomma, usare il tempo a nostro vantaggio. Quindi... bando alle ciance, e usiamo anche il cambiamento pure se non ci riguarda direttamente: i vicini di casa che lasciano possiamo seguirli, quelli nuovi potranno essere intervistati, il mio palazzone romano conta ancora tante famiglie italiane e straniere da ascoltare e scoprire insieme.

Pare una minaccia, è solo un modo per condividere una riflessione semplice e importante per ogni storyteller, anzi storybuilder: the end può diventare to be continued.