giovedì 24 luglio 2014

L'audio nel museo. E Pasolini da Roma a Matera

Fino al 9 novembre Matera dedica una mostra a Pier Paolo Pasolini per celebrare i cinquant'anni dalle riprese del film Il Vangelo secondo Matteo, che fu girato nel 1964 proprio nella città dei sassi. 

Alcune foto del film le ho viste nella mostra che è terminata il 20 luglio al Palazzo delle Esposizioni di Roma. Ce ne sono altre scattate durante le lavorazioni di film come Mamma Roma, e questa qui sotto con Anna Magnani mi ha emozionato più di tutte. 

Pier Paolo Pasolini, Anna Magnani
Poi c'è la poesia, la mamma vera, c'è Roma e i quartieri popolari ma non solo quelli, c'è l'omosessualità e l'infamia. C'è la sua voce che si sente da un impianto audio che a volte non funziona bene e altre è coperto dalle voci di spezzoni dei suoi film. E qui veniamo alla gioia che ho provato a mettermi in cuffia o solo in ascolto della sua voce e delle sue interviste e poi alla frustrazione per non potermi godere fino in fondo l'esperienza sensoriale che risultava sì amplificata ma solo perché nella stessa sala erano installate almeno tre fonti audio e video che alla fine mi confondevano e poi si annullavano tra loro. E il solo audio aveva la peggio sul video.

Comunque, neanche l'assenza di sedute e appoggi mi ha scoraggiato dall'autentica goduria di stare vicino a un uomo e un artista importante che mi piace, però avrei voluto entrare ancora un po' di più dentro la mostra, bastava veramente poco, perché il percorso cronologico e l'idea di base che alterna la Roma di oggi e di ieri funzionava e le scelte audio visive dentro altri luoghi (Comizi d'amore dentro la vecchia auto) pure.


giovedì 17 luglio 2014

"It's me", identità sonora in ufficio

Qualche giorno fa arriva un link nella mia casella di posta: www.worldlisteningproject.org

E' l'organizzazione no profit che si occupa di "paesaggio sonoro", di comprensione della realtà attraverso l'ascolto e le registrazioni in loco.

Mi invita a partecipare alla Giornata Mondiale dell'Ascolto il 18 luglio, cioè oggi, anniversario della nascita del compositore R. Murray Schafer, a cui si devono le riflessioni sull'ecologia acustica e il paesaggio sonoro, appunto.

scatole in ufficio. Foto A. Rapone

Il tema è affascinante, "Listen To You!", e io partecipo. In poco tempo registro i suoni dell'ambiente sonoro che frequento di più, l'ufficio, la grande azienda. Ascolto le mie voci e quelle dei colleghi, poi scelgo l'opzione off proprio per il brusio di fondo dell'open space e lascio parlare la "musica del mio lavoro", ossia la mani sulla tastiera del pc. Non mi basta, mi serve una scatola molto grande per far venire fuori quello che sta dentro, l'ostinata ricerca di relazioni umane, la vera comunicazione. Ripeto It's me, è il titolo di questo breve lavoro audio.


Ascolta It's me.












sabato 5 luglio 2014

Io e la mia amica M. nell'Italia ancora in crisi

La scorsa settimana al mare incontro M. in attesa del suo quinto figlio. Lo scrivo al femminile perché ha quattro bambine, finora, e chissà se stavolta nascerà maschio. Al marito di M. poco importa, lui è l'immagine della serenità e dell'equilibrio, lei anche, anche se appare più stanca.

Fioccano commenti e parlano le donne, tutte con un figlio solo o nessuno, come me. E sia io sia M. diamo fastidio. Nell'Italia che comincia a curarsi di più della propria salute ma per cui la ciccia fa ancora i gloriosi anni Cinquanta, la mia pancia piatta non va. Così come non va, però, la pancia piena dell'amica M. Perché ha esagerato, perché ostenta una nuova maternità che non tutti possono permettersi, e la crisi economica conta fino a un certo punto.

E poi c'è il lavoro, due impiegate, lei e io, che chiedono entrambe troppo dal sistema lavorativo in cui si trovano: io maggiore flessibilità di tempo e riconoscimenti basati sul merito e non sul "cartellino", lei la stessa cosa. Io la cura della mia persona e della collettività in cui mi inserisco di volta in volta, lei la stessa cosa e la famiglia a cinque. Con o senza pancia entrambe non viviamo isolate, non facciamo volontariato perché eroiche o perché sole, non cerchiamo compensazioni facili, a letto o sul lavoro, siamo diverse, per ora o per sempre. Eppure sempre nell'Italia cattolica a lei non si perdona il numero di figli che cresce, a me il vivere senza famiglia, anche se io lo sono, famiglia, accogliente.
E le più dure nei commenti sono proprio le donne: in perenne oscillazione tra pensare a sé e pensare agli altri rischiano di rimanere immobili, ma non è questa la realtà, cerchiamo di cambiare occhiali: chi l'ha detto che la generosità di vita passa per la pancia, unicamente? Chi l'ha detto che a M. non faccia piacere un aiuto con le altre bambine? Chi l'ha detto che non la puoi invitare a cena perché non verrà mai? Chi l'ha detto che per me conta solo il lavoro? E chi l'ha detto che a me puoi chiedere di cambiare all'ultimo momento il piano ferie perché io non ho figli e la collega sì?

Leggo le riflessioni di Anna Maria Testa su nuovoeutile.it sui risultati della ricerca di GFK Eurisko nella newsletter di luglio: "I progetti delle donne superano quelli degli uomini". In particolare, "sono più attente al benessere, più impegnate nella famiglia e nelle relazioni personali e affettive, più responsabilizzate e con più senso del dovere di fronte alla crisi, più sensibili al sociale e all’ambiente, più coinvolte nella cultura e nella crescita personale". Il rischio che intravvede Testa è ridurre, a favore del sociale, l'attenzione al loro privato e quindi al ruolo di madri. Io non sono d'accordo, perché il privato per me non passa solo da lì, non è solo quello, per alcune non è proprio quello. La mia amica M., viceversa, può tranquillizzare tutti.

To be continued.