sabato 29 giugno 2013

Anestesia uditiva

Oggi sono andata in spiaggia a prendere un po' di vento. In costume e con la sciarpa attorno al collo, risultato: abbronzatura a strisce, anzi a una sola.

Ho anche provato a leggere qualche pagina di Storia di un corpo, di Daniel Pennac. Del resto non è lo stesso Pennac in un altro suo libro, Come un romanzo, ad affermare che "Noi siamo abitati da libri e da amici"? E io il libro l'ho preso perché un mio caro amico lo sta leggendo e ci si sta immergendo da giorni, per il mare mi sembrava la lettura adatta. 

E' stato il vento ha portarmi a una pagina e a una scoperta tutta da provare.

[...] "Sei pronto? Ho stretto i denti e le palpebre. Ho fatto cenno di sì, Violette ha sfregato la ferita e non ho sentito assolutamente niente! Perché lei si è messa a gridare al mio posto. Un vero grido di dolore come se la scuoiassero viva! All'inizio sono rimasto sbalordito, poi io e Tijo siamo scoppiati a ridere. Quindi ho sentito sul ginocchio il fresco dell'alcol che evaporava. Portava via una parte del dolore. Ho detto a Violette che con il secondo ginocchio non avrebbe funzionato perché ormai il trucco lo conoscevo. Stavolta ha cacciato un altro grido. Un grido di uccello incredibilmente acuto che mi ha perforato i timpani. Stesso risultato. Di nuovo sentito niente. Questa, bel fusto, si chiama anestesia uditiva. Pulendomi le mani non ha gridato e il suo silenzio mi ha stupito ancora più delle grida. Prima che potessi sentire qualcosa era tutto finito.
Quindi, se si riesce a distrarre la mente dal dolore, una persona ferita non lo sente". [...]

Il grassetto l'ho messo io.


venerdì 28 giugno 2013

Non parlo alla radio? E io parlo della radio

Il fatto pubblico: Il giornalista Emanuele Giordana, collaboratore di Radio3Mondo e Rainews 24, lascia entrambe le collaborazioni: la Rai non gliele rinnova. Chi è Emanuele Giordana lo trovi qui e lo puoi ascoltare qui. Soprattutto, sulla vicenda che lo riguarda e sul lavoro che svolge lo puoi leggere qui, nel suo blog. Stamattina è l'ultimo giorno di conduzione a Radio3Mondo, "un turno durato 12 anni".

Foto tratta dal sito di Radio3, "Come ascoltare Radio3"

Il fatto privato: Indonesia e l'Afghanistan, lo studio e i viaggi nella storia professionale di Giordana. E come per i ragazzi mal trattati del post precedente  la necessità di salutare, ringraziare e rendere pubblica un'esperienza di precariato da grandi.

sabato 22 giugno 2013

Tu mi tratti male? E io ti faccio "pubblicità"

Queste sono due storie diverse e molto simili. Parlano di ragazzi, di lavoro, di scorrettezza e di web amico.

La prima la raccolgo dalla Nuvola del lavoro che col titolo Il cliente non paga? E io lo metto alla gogna in Rete racconta la storia del web designer che realizza un sito web, del suo cliente che dopo 6 mesi non paga, di cosa fa il web designer per avere i suoi soldi. Semplice, fa il suo lavoro e realizza un'home page in cui spiega con parole e immagini perché il servizio sia ancora offline. E i social network rilanciano, commentano, raccontano altre storie. #justmymoney è l'hashtag per seguire questa e altre vicende su Twitter.

Da notare che nel titolo del blog del Corriere della Sera viene usata la parola "gogna": solidarietà al giovane professionista, dominio del sito registrato a suo nome, conseguenze legali a suo sfavore. Come dire, noi pubblichiamo ma un po' ci dissociamo.

L'altra storia è quella di due studenti universitari che per sostenere un esame di semiotica scelgono il "caso" Tim. E l'azienda telefonica diventa veramente un caso visto che il suo ufficio stampa rimanda al mittente le richieste di avere informazioni per l'esame. Come lo fa lo raccontano i due diretti interessati e  la loro prof, Giovanna Cosenza, che nel suo blog Dis.amb.iguando si chiede Se Tim tratta male due studenti, è perché dimentica che sono clienti? Inutile dire che la rete ne parla e l'azienda è in difficoltà.


Non aggiungo altro, buon fine settimana.


domenica 16 giugno 2013

Domani niente scuola. E invece sì

Il titolo del post è il titolo di un bellissimo libro di Andrea Bajani che racconta da infiltrato tre gite scolastiche, e quindi il mondo gli adolescenti, la scuola, l'Italia, i "grandi". Domani niente scuola, appunto.

E invece domani e nei giorni a venire si può fare una scuola diversa sfruttando le limitazioni dell'ambiente e anzi costruendone uno nuovo, sia fisico sia d'apprendimento. E' l'esperienza documentata e portata al TED di Sugata Mitra, il tecnologo indiano che ha dato a un gruppo di ragazzini delle baraccopoli indiane un computer connesso a internet e che ha scoperto come in poco tempo i ragazzi avessero imparato da soli a usarlo, a cercare informazioni, a imparare un po' l'inglese. Ha portato l'esperienza in altri contesti simili e ha lanciato il programma Sole, Self Organized Learning Environment

Lo racconta oggi l'articolo di Luca De Biase su Nòva del Sole 24 Ore: "Chiunque abbia intenzione di provare il sistema potrà scaricare un kit dalla rete e applicare il metodo nella sua scuola o nel suo quartiere".

La scuola e soprattutto chi l'ha lasciata, chi non l'ha mai potuta frequentare, chi non la considera un luogo è un argomento, anzi un fatto, che mi sta a cuore. L'apprendimento libero mi fa pensare, ma i pensieri non sono ancora ordinati per poterli condividere. Voi che ne dite? Io intanto scaricherò il kit preparato da Mitra il cui lavoro, come chiude De Biase nell'articolo, è un esempio. E, per citare Alessandro Bergonzoni, è finito il tempo degli esempi: "Gli esempi siamo noi, non quello che scrive il grande libro. Don Ciotti, Peppino Impastato, quand’è che diventiamo come loro? Non possono fare tutto loro. Gli esempi siamo noi". Bergonzoni l'ho ascoltato ai Radio Days il 25 maggio scorso a Sasso Marconi, informazione di potenza

E scusate se il post del sabato è uscito di domenica, a volte succede.


lunedì 10 giugno 2013

L'artigiano cosmopolita

Il fatto pubblico: "Abbandonare l’ottica del riprodurre pratiche tradizionali. Non dobbiamo insegnare quello che facevano i nonni. Piuttosto scatenare la creatività dei giovani, usare le tecniche in modo originale. Secondo imprescindibile elemento, l’apertura internazionale".

Chi parla è Stefano Micelli, professore di Economia e gestione delle imprese presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia e autore di Futuro Artigiano. Si riferisce ai laboratori che insegnano un "mestiere antico" come fanno quelli della Scuola del cuoio a Firenze o la Scuola del vetro di Murano o la Scuola internazionale di liuteria di Cremona

Rivolto a studenti di tutto il mondo, il "c'era una volta" senza nostalgia dei mestieri produce valore, risponde a una domanda di consumo nuova, fa da stimolo a nuove capacità imprenditoriali. Ne parla un articolo di maggio scorso di Linkiesta, Scuole e corsi, ecco come diventare un artigiano 2.0.

Il fatto privato: Domenica mattina in televisione due trasmissioni contemporaneamente si chiedevano da dove ripartire per fare innovazione nel nostro paese e cosa ci fanno i cinesi in Italia. Alla prima domanda fatta da  su La7 rispondeva  su Rai3. Messe con l'hashtag perché su Twitter segnalavo in corto che preferisco i ragionamenti tranquilli alle discussioni urlate che vanno in onda la sera a tavola ancora imbandita.




sabato 8 giugno 2013

Parlando di lavoro

Diversi anni fa avevo l'urgenza di lavorare, che non è la necessità di farlo né coincide con qualche indicatore temporale. La necessità è sempre reale e il tempo passa, certo, ma allora per me l'urgenza significava liberare tutti i saperi acquisiti fino a quel momento, metterli a disposizione e finalmente dare il mio contributo nella società in cui mi muovevo. Ardori post universitari, succede.

Nel 2003, dopo le prime esperienze belle e brutte in diverse realtà lavorative - agenzie di comunicazione e di stampa - creo il sito Raccontolavoro per mettere ordine alle mie stesse esperienze raccontando quelle degli altri, dal ciabattino al bibliotecario, dal sindacalista all'attore e allo scienziato. Mi faccio fregare dall'invito dei sociologi a scrivere di lavoro per farlo ridiventare soggetto narrativo forte, intervisto le persone, costruisco e aggiorno il sito come fosse un programma radiofonico, ogni puntata dedicata a un tema attorno a cui ruota l'intervista, la segnalazione di un libro, la scoperta di un antico mestiere, il discorso importante.

Sempre per colpa dei sociologi decido di prendere il call center, emblema della nascente precarietà e "schiavitù post moderna" (Domenico De Masi), e farlo diventare soggetto di una storia agrodolce che propongo in forma di audio dramma, Parole in cuffia, da cui deriva anche questo blog.
Nel frattempo proprio il sito Raccontolavoro più mi fa trovare lavoro come copy ed editor per la comunicazione online di una grande azienda. Scrivere e insegnare a farlo in maniera chiara ed efficace diventa il leit motiv delle mie giornate. Racconto o lavoro? Racconto e lavoro.

Nel 2008 esce il docufilm di Ascanio Celestini Parole Sante, testimonianza di un gruppo di precari Atesia, il più grande call center italiano. Esce anche la commedia Tutta la via davanti, di Paolo Virzì, liberamente ispirata al libro Il mondo deve sapere, di Michela Murgia, che racconta proprio il mondo dei call center. Sono già due anni che Paola Cortellesi porta a teatro Gli ultimi saranno ultimi, monologo di Massimiliano Bruno sulla precarietà. 

E negli ultimi anni si intensificano i lavori sul lavoro. Ieri ne ho ritrovati alcuni nel blog del Corriere della Sera La nuvola del lavoro. Nel post Se il lavoro non c'è, almeno lo si recita a soggetto Filomena Pucci segnala lavori diversi per luoghi, temi, persone e contratti o senza contratto, rappresentati in un modo o in un altro. Tra questi riscopro e segnalo l'audio documentario Ilva, c'era una rivoltarealizzato dagli amici e soci Audiodoc Ornella Bellucci e Gianluca Stazi

Mi fa piacere che si parli e si narri di lavoro, senza vergogna e senza pudori, e senza miti. Penso però sia necessario superare il piagnisteo come la rabbia e fare progetti, chiedere aiuto, continuare a indagare la realtà e portarsi fisicamente a teatro, dentro un libro, all'ascolto di storie che ci riguardano. Politici e imprenditori dovrebbero conoscere di più la letteratura.
Bisogna superare, perché la realtà già lo ha fatto, le categorie mentali di precari e non precari, di tipologia di contratti, di posti di lavoro: ognuno ha la propria specificità, ma tutti hanno in comune la ricerca di identità e di dignità personale.

Oggi ho sempre più l'urgenza di raccontare.



sabato 1 giugno 2013

L'occasione

Un gesto, appunto. Non poteva essere che un gesto, e anche clamoroso. Gigantesco. Un’enormità. Portare quelle pecore nel college. Per combinazione Jeremy con la sua conferenza, e Thomas con la sua febbre, glielo avevano servito su un piatto d’argento, quel gesto. Un’occasione da cogliere al volo. […] E poi un altro gesto non l’aveva trovato, diciamoci le cose come stanno.

Paola Mastrocola, Non so niente di te

Sabato scorso a quest'ora (le 10.30 di mattina, lo scrivo nel caso il post online sbagliasse tempo di apparizione:-) ero a Sasso Marconi ai Radio Days a parlare di audio documentari insieme a Jonathan Zenti, che con me fa parte dell'associazione di audio documentaristi Audiodoc. Abbiamo introdotto ogni elemento e fase di questo particolare "mestiere dell'ascolto" con una citazione letteraria, non scelta a caso ma funzionale all'esposizione e all'ascolto dei "ferri del mestiere" che stavamo per trattare. 

Questa tratta dall'ultimo romanzo di Paolo Mastrocola, in particolare, è legata all'occasione, che è il primo elemento fondamentale e trasversale alla produzione di audio doc (e non solo). "Occasione" deriva dal latino occasus, participio passato del verbo occidere, ossia cadere contro/accadere. L'occasione è cogliere il momento favorevole per trasformare il caso in progetto. Qui sta l’attenzione a ciò che accade e, attraverso gli altri ferri del mestiere, la possibilità di farne un audio documentario.
Affascinante l'etimo, importante le orecchie sempre aperte, e non solo perché diversamente dagli occhi non hanno le palpebre per poter essere chiuse all'occorrenza, un ulteriore spunto l'avvio letterario a cui sono affezionata.

Cogliere un'occasione è stato il leit motiv della mia settimana e se ci pensiamo può essere il filo conduttore di un'intera vita, senza ansie o stress, eppure attenta a ciò che succede attorno e che risuona dentro.