domenica 27 gennaio 2013

Il Giorno della Memoria e la ricerca della creatività

Il fatto pubblico: Oggi si celebra il Giorno della Memoria, istituito tredici anni fa il 27 gennaio, data in cui le Forze Alleate liberarono Auschwitz dai tedeschi. E' una giornata di consapevolezza in cui la "catastrofe", Shoah in ebraico, non deve più accadere. Ne parla a mo' di Faq, domande e risposte, Elena Loewenthal sulla Stampa di oggi.

Il fatto privato: Io ricordo il Giorno della Memoria in due modi, scoprendo la musica dei campi di concentramento grazie al lavoro del pianista italiano Francesco Lotoro e ragionando su memoria e creatività grazie all'articolo di Anna Maria Testa su Nuovo e Utile.

E' la mia amica Silvia Lombardo che nella sua rubrica Precarity Fair sull'Unità sottolinea che la memoria è lavoro e ricerca meticolosa, continua come quella di Lotoro che da circa trenta anni insegue e raccoglie tutta la musica che è stata scritta nei campi di concentramento, lavoro e sterminio durante la seconda guerra mondiale: 4000 opere composte in “cattività”.

E' la mail del signor Ugo che ha 79 anni e cerca modi per migliorare la sua creatività - leggetela su Nuovo e Utile che ho linkato - a farci riflettere sul legame strettissimo tra vita, morte, passioni personali in cui trovare il mostro modo e scopo di essere al mondo.


sabato 26 gennaio 2013

Tocar y luchar

Più passa il tempo mi m'accorgo che questo blog ospita, soprattutto il sabato, mie idee e altrui idee sull'orientamento e la formazione dei giovani, sulle parole della scuola preludio a quelle del lavoro, su iniziative mondiali per far crescere in modo completo una persona.

Ecco, eppure non ho il dubbio di essere andata fuori tema, anzi vorrei raccogliere tutte queste iniziative e idee in un agile libretto e in un più facile intervento audio da pubblicare sempre qui.

Oggi segnalo, per chi non lo conoscesse, El Sistemail metodo educativo tutto basato sulla musica lanciato da José Antonio Abreu, ex economista venezuelano.

Riporto le prime righe dell'articolo di oggi di Silvia Ragusa su Linkiesta: "José Antonio Abreu, ex economista, è l'inventore de El Sistema, un metodo educativo che insegna la musica ai bambini dei barrios: 280 scuole, 500 orchestre. Ha strappato i giovani alle bande criminali in un Paese come il Venezuela dove il tasso di omicidi è di quattro volte superiore a quello del Messico".

L'aspetto interessante, se continuate a leggere l'articolo che ho linkato, è che Abreu ha 73 anni e che ha cominciato nel lontano 1975, che possiede tenacia e strategia per una spinta innovativa fortissima, per aver ottenuto il sostegno di sette governi per la Fondazione che dirige.


José Antonio Abreu
Già, perché l'innovazione passa anche dalla musica. Dalla letteratura, dalla strada e da chi usa un corso di project management per dare metodo e organizzazione ad alcune intuizioni legate ai suoni;-)

"Tocar y luchar, cioè suonare e lottare, è appunto il motto che si spande nei corridoi delle scuole.
Perché suonare, a Caracas, non solo ti cambia, ma ti salva la vita. Molti non sono solo bravi musicisti, ma oggi avvocati, insegnanti, medici e funzionari pubblici".



sabato 19 gennaio 2013

AO, Adriano Olivetti


"Ognuno può suonare
senza timore e senza esitazione
la nostra campana.
Essa ha voce soltanto
per un mondo libero,
materialmente più fascinoso
e spiritualmente più elevato.
Suona soltanto per la parte migliore di noi stessi,
vibra ogni qualvolta
è in gioco il diritto contro la violenza,
il debole contro il potente,
l'intelligenza contro la forza,
il coraggio contro la rassegnazione,
la povertà contro l'egoismo,
la saggezza e la sapienza
contro la fretta e l'improvvisazione,
la verità contro l'errore,
l'amore contro l'indifferenza".
A.O.

A.O. sta per Adriano Olivetti e quindi per la domanda: il fine dell'impresa è unicamente il profitto? e quindi per la risposta lvrea e una fabbrica a misura d'uomo. Ricordiamocene anche se non lavoriamo in fabbrica e dove uomo vuol dire anche donna.

sabato 12 gennaio 2013

Una buona idea per cominciare l'anno nuovo

"Sono orfano di pomeriggi al sole, delle mattine senza giustificazione
Dell’era di lavagne e di vinile, di lenzuola sui balconi
Di voci nel cortile"

E' un momento della canzone Una buona idea, di Niccolò Fabi, che fa il paio con l'articolo Ricominciamo dai piccoli di Marina Terragni, oggi su Io donna. Perché?

Perché "l'anno nuovo è un bambino pieno di fiducia", scrive Terragni e "Mi basterebbe essere padre di una buona idea", ripete Fabi ... "Di uno slancio che ci porti verso l’alto, di una cometa da seguire, un maestro d’ascoltare".

E anche senza andare lontano, senza per forza lo sguardo al cielo, troviamoci un maestro in carne e ossa da ascoltare e mettiamolo alla prova, diventiamo noi stessi maestri con il carico di responsabilità che questo comporta: vogliamo riconoscerci padri e madri di qualche buona idea? Magari quelle che fino al 2012 abbiamo scartato e che nel 2013 possono diventare i nostri futuri regali di Natale, questi sì da scartare e condividere con gioia?

Marina Terragni ricorda l'incontro organizzato a Milano da Terre di Mezzo editore e onlus, bambini delle scuole e scrittori nell'ambito del progetto sulla scrittura creativa La grande fabbrica delle parole.

Ecco, questa è una buona idea:-)



domenica 6 gennaio 2013

Scorre la conversazione

Keep the Conversation Flowing

Listen closely.
Stick with the good stuff.
Ask emotional questions.
Respect your subject.
Take notes during the interview.
Be curious and honest, and keep an open heart.

Ho appena scaricato l'app StoryCorps e sono nella sezione How to, una chicca dietro l'altra di informazioni così ovvie da non esserlo mai, sintetiche e scritte con la passione di chi spingerà altri a partecipare a un racconto orale collettivo che inizia dal proprio registratore-smartphone/tablet, anzi no, inizia dallo scegliere la persona da intervistare e mettersi al suo servizio e al servizio della storia che racconterà.

"Remind the person that by recording the conversation, he or she will leave a legacy for future generation". Quanta responsabilità in quel "lascito", in quel regalo a chi verrà dopo, no?:-)

Scorre la conversazione anche qui su PIC, che da domani tornerà alla riconosciuta formula "fatto pubblico" - fatto privato", lasciando al sabato e ai giorni di festa leggere variazioni di stile.

venerdì 4 gennaio 2013

2013, anno dello storytelling?

E dunque siamo nel 2013, l'anno dello storytelling. L'affermazione intransigente riprende il titolo dell'articolo di Erin Griffith online su Pandodaily dal 31 dicembre scorso, lo esamina e lo sbatacchia un po', lo ripropone in salsa italiana e meno legata al web.

Le premesse da cui parte la giornalista americana sono tutte legate ai social network, su cui pubblichiamo foto, nel caso di Pinterest, 140 caratteri dei nostri istanti di vita, su Twitter, i nostri stati d'animo su Facebook. Ogni anno nasce un nuovo ambiente di condivisione e noi condividiamo, sempre più facilmente e sempre più apertamente.

Si tratta, in tutti i casi, di micronarrazioni di noi stessi agli altri. Della necessità di ridare senso alla nostra esperienza e di renderla visibile al mondo. E la funzionalità di Facebook che raccoglie in album i momenti "più importanti" della propria storia online cerca di rispondere a questa necessità e fa piacere agli utenti protagonisti di un "giornale dei fatti" a dir poco egocentrico.

Ma narrare è altro che un mero elenco di eventi specifici. Narrare è tessere una trama.

"Nel narrare, gli individui attribuiscono ordine e senso alla propria esperienza e contribuiscono alla costruzione della propria e dell'altrui identità"
(Donna per fortuna, uomo per destino, Silvia Gherardi, Barbara Poggio)

La conclusione a cui giunge Erin Griffith è questa: "This is why I think some of the most exciting startups in social media are the ones that help us make these small, fragmented pieces of content into richer stories. Every social media action we take contributes to what could be an incredible narrative".

Segue una serie di nuove piattaforme che vorrebbero integrare e costantemente aggiornare i diversi tipi di contenuto già online o che verranno pubblicati.

Bello, sto provando alcune delle piattaforme segnalate sul sito e altre ancora. Non sono ancora soddisfatta, sono anche all'inizio della mia personalissima fase "beta", tornerò sull'argomento, ma intanto mi chiedo: non è un po' triste che siano i social network a restituirci la voglia e la necessità di mettere insieme i frammenti delle storie, nostre e degli altri, e farne una sorta di special online? Ben venga qualsiasi punto di partenza, se può aiutarci a essere più consapevoli di noi stessi e perfino a guidarci nei meandri di senso della nostra vita, ma non si potrebbe fare lo stesso a pc spento?

Detto questo, nel 2013 continuerò a raccontare storie cercando di mettere insieme pezzi di vita e di lavoro delle persone che incontro. Lo farò a modo mio;-)